“I Governi europei sanno solo litigare, anche se quando si tratta di tagliare sono tutti d’accordo. Si ha come l’impressione che l’Europa non esista e che esista solo l’euro. Per fortuna invece il sindacato è unito”. Dalla sua posizione privilegiata di membro del Comitato esecutivo della Confederazione europea dei sindacati (Ces) in rappresentanza dell’Italia, Anna Rea può avere una visione più diretta delle questioni legate all’Ue. La Uil, di cui è segretaria confederale, si appresta incrociare le braccia nel pubblico impiego contro la Spending review ma lei tende una mano a Mario Monti: “Noi siamo pronti a fare un passo indietro ma certi provvedimenti devono essere cancellati, c’è ancora tempo”. Per quanto riguarda la crisi e l’euro invece confida in un altro italiano, Mario Draghi: “Il suo ruolo è stato fondamentale per fermare la speculazione. Dovrebbe essere messo in grado di guidare la trasformazione della Bce in una banca sullo stile della Federal Reserve americana”.
Raffaele Bonanni dice che è inutile scioperare contro il Governo se c’è ancora un tavolo in corso
“Il problema è che i segnali arrivati dal Governo sono stati chiari e inequivocabili, il sindacato doveva perciò dare una risposta immediata. Si è preferito fare tagli drastici e lineari su delle voci che sono fondamentali per la sopravvivenza e per attutire la crisi sulle fasce più deboli. Si è scelto come al solito la strada più semplice. Sullo sciopero siamo però pronti a fare un passo indietro se anche il Governo lo farà sui punti più spinosi”.
Criticate il rigore ma cosa pensate che si dovrebbe fare?
“Capiamo la gravità della situazione e quindi la necessità di intraprendere la strada del rigore, ma fino a un certo punto. Come Ces contro il Fiscal Compact abbiamo votato all’unanimità il Social compact: chiediamo che vengano tassati i grandi patrimoni e i redditi alti. Ma soprattutto ribadendo che in un momento di crisi come questo non si può pensare di eliminare il welfare, attaccare i redditi da lavoro dipendente e qualsiasi tipo di servizio”.
Intanto l’Europa sembra muoversi compatta e proseguire per la sua strada
“Anche se sembra che si prendano decisioni unitarie in realtà l’Europa neanche esiste. Non c’è unità politica, non c’è unità economica, c’è solo l’Euro. L’unica cosa su cui i Governi sembrano essere uniti è la volontà di tagliare. Ci vorrebbe una svolta in senso federale per uscire da questa situazione. I sindacati sono molto più uniti, noi non abbiamo una Merkel e siamo tutti dalla stessa parte”.
Ritiene quindi positiva e compatta la vostra azione a livello Ue?
“Dal punto di vista delle azioni è chiaro che ci sono modalità diverse che derivano sia dalla storia delle diverse organizzazioni che dalle condizioni in cui operano. Pensiamo ad esempio alla Germania dove i lavoratori sono nei consigli di amministrazione, è chiaro che le modalità di protesta e intervento non possono essere le stesse che ci sono da noi. È vero però che dopo tante discussioni ci siamo trovati uniti nel votare il Social Compact e nella strada da intraprendere nel prossimo futuro per contrastare le politiche di austerità”.
E invece come valuta le posizioni che sta assumendo la Banca centrale europea?
“Il ruolo di Draghi è fondamentale in questo momento di crisi dell’Europa e dell’Euro. Le sue sole dichiarazioni sulla volontà si fare di tutto per non fare implodere la moneta unica sono bastate a frenare le spinte speculative. Confidiamo in questa sua capacità di rilanciare il ruolo della Bce. Purtroppo manca la volontà politica e non è un caso che si trovi al centro di tanti attacchi ultimamente. E invece il modello a cui dovremmo aspirare è quello della Federal Reserve americana o della Banca del Giappone”.
Intervista raccolta da Alfonso Bianchi