“L’Italia è l’unico Paese del sud a non avere chiesto aiuti a Bruxelles ma l’ottimismo mostrato da Monti è eccessivo”. Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, non è affatto contento dei piani che l’Italia e l’Europa stanno mettendo in campo per fronteggiare la crisi e condanna l’eccessiva austerità non accompagnata da misure chiare per la crescita. “Assistiamo ad una spaccatura tra nord e sud dell’Europa ma adesso neanche la Germania è immune dalle conseguenze della recessione in atto”. Il sindacalista poi indica il cammino per uscire da questa difficile situazione: “Serve un ruolo più attivo della Bce che deve diventare un prestatore di ultima istanza. Abbiamo bisogno degli Eurobond ma soprattutto l’Ue deve diventare una federazione, deve diventare gli Stati Uniti d’Europa”.
L’autunno si prospetta molto denso di appuntamenti per l’Ue
“A settembre molti sono gli avvenimenti che appaiono determinanti, dal verdetto della Corte costituzionale tedesca su Fondo salva stati e Fiscal compact, al consiglio direttivo della Bce che dovrebbe dare seguito alle linee d’intervento tracciate da Draghi lo scorso 3 agosto o ancora dalla proposta di un’autorità di vigilanza bancaria che dovrebbe essere presentata dalla Commissione (condicio sino qua non per ricapitalizzare direttamente le banche senza gravare sui debiti degli stati)”.
Quali sono le sue previsioni sullo stato dell’economia?
“Al di là di estemporanei rapporti che tracciano visioni ottimistiche di rapida uscita dalla crisi, la nostra economia continua a versare in una situazione di estrema gravità. I venti di recessione appaiono tutt’altro che scongiurati. La contrazione dell’economia dell’Eurozona dello 0,2% tra aprile e giugno è tangibile e sembra pavimentare la strada per una fase recessiva”.
Con quali conseguenze?
“Assistiamo ad una spaccatura tra il nord e il sud dell’Europa: a risultati superiori alle aspettative delle due maggiori economie dell’area euro Francia e Germania, assieme alle buone prestazioni di Austria e Olanda, osserviamo un tendenziale peggioramento della parte continentale che ha già costretto cinque Paesi a chiedere il salvataggio internazionale e che ha sollevato molti dubbi sulla capacità di sopravvivenza dell’euro. Neanche la Germania però appare in grado di rimanere immune dalle conseguenze della recessione in atto nell’Eurozona. Senza il coraggio di affrontare i temi una crescita e dello sviluppo attraverso politiche volte a far crescere domanda e competitività, i piani di consolidamento dei soli debiti messi a punto dai governi rischiano di essere sostenuti e addossati solo sulle spalle dei più deboli”.
E l’Italia in che condizioni si trova?
“L’Italia rimane l’unico dei Paesi del Sud a non avere chiesto aiuto a Bruxelles, tuttavia pur a seguito di indiscutibili passi in avanti (specie rispetto a Portogallo e Grecia), il calo della produzione industriale di giugno del 8.2% (rispetto allo scorso anno) non può non far riflettere. L’ottimismo manifestato dal Governo Monti su una possibile ripresa dell’Italia già entro il 2012 non appare dunque realistico anche a fronte di una difficoltà della situazione internazionale e di una perdurante mancanza di interesse rispetto ai fattori di sviluppo”.
Per il 29 settembre Cgil e Uil hanno indetto uno sciopero del pubblico impiego contro la Spending review al quale voi non avete aderito. Qual è la vostra posizione?
“Sullo sciopero la nostra posizione è chiara: finché vi sarà dialogo con il Governo, non ravvisiamo le ragioni di una mobilitazione generale che peraltro in momenti recessivi e di contrazione del reddito sottrarrebbe risorse ai già magri stipendi dei lavoratori e penalizzerebbe le imprese. La Cisl però continuerà ad incalzare Monti sulle tematiche ritenute prioritarie come ad esempio quelle del fisco, della produttività e delle modalità di reperire risorse in maniera equilibrata ed efficiente”.
Cosa dovrebbe fare l’Europa che non sta facendo?
“Servono riforme sia istituzionali politiche politiche. È necessario un ruolo più attivo della Bce quale prestatore di ultima istanza. Sono necessari l’emissione di eurobond, la regolamentazione dei mercati, una tassa sulle transazioni per finanziare, programmi di sviluppo, piani di investimento di maggior portata rispetto a quelli condivisi nell’ultimo vertice europeo nonché azioni decise volte a rafforzare la dimensione politica europea”.
Che tipo di azioni?
“La mancanza di una reale architettura politica europea che sostenesse quella monetaria è stata alla base delle problematiche di legittimità ed efficacia dell’azione dell’Ue. Per questo è fondamentale una battaglia sul versante dell’integrazione politica. Non è possibile elaborare meccanismi di coordinamento efficaci senza una reale unità politica dell’Europa. È per questo che appare necessario intraprendere da subito il cammino federale dell’Unione Europea che conduca alla costruzione degli Stati Uniti d’Europa”.
Intervista raccolta da Alfonso Bianchi©Eunews.it