“I Governi nazionali hanno dovuto cedere la loro sovranità ai controllori della Commissione. L’austerità e i tagli del bilancio stanno avendo costi sociali altissimi. È questo che crea la recessione”. Giulia Barbucci, del Segretariato per l’Europa della Cgil, punta il dito contro il Fiscal Compact e pensa ai prossimi impegni del sindacato: “A Madrid i lavoratori scenderanno in piazza il 15 settembre contro Rajoy e in Italia il pubblico impiego incrocerà le braccia il 29 contro i tagli imposti dalla Spending review”.
Insomma cominciare a parlare di autunno caldo non è azzardato
“L’autunno sarà caldo come lo è stata l’estate. I disoccupati aumentano, soprattutto tra i giovani, le donne e gli ultra cinquantenni. La spending review in Italia è stata varata ad agosto, il prezzo del carburante ha superato i 2 euro. Il sindacato europeo e quelli nazionali continuano a sottolineare l’incapacità politica delle istituzioni europee così come dei governi nazionali, spesso non legittimati da un voto popolare, a risolvere una crisi di dimensioni inedite”.
Sono già in programma diverse mobilitazioni?
“Il prossimo appuntamento è a Madrid il 15 settembre, con la marcia organizzata dai sindacati spagnoli per dire no alle misure adottate dal governo Rajoy e alla protervia con la quale tali misure sono imposte al Paese senza alcun coinvolgimento dei sindacati. In Italia la mobilitazione non si è mai arrestata e prosegue con lo sciopero del pubblico impiego del 29 settembre”.
Il provvedimento più criticato a livello europeo dai sindacati è il Fiscal compact, che impone ad esempio all’Italia di tagliare in 20 anni 45 miliardi di debito pubblico all’anno. Quali sono le vostre principali obiezioni a questo provvedimento?
“Il Fiscal compact impone norme di bilancio insostenibili per alcuni Paesi e sposta la sovranità politica dai governi nazionali ai funzionari della Commissione europea che svolgono un ruolo di controllori. È invece quanto mai necessario un ritorno alla politica. Le misure di austerità si sono sostanziate in tagli ai bilanci e in riforme strutturali con costi sociali elevatissimi, che non hanno portato ai risultati sperati né dato fiducia ai mercati. Tutto ciò ha indebolito la domanda interna causando recessione e alimentando ulteriore disoccupazione”.
Secondo voi cosa si dovrebbe fare?
“Innanzitutto l’adozione di Eurobond garantiti dalla Bce, la modifica del Statuto della stessa Banca centrale europea per darle i poteri di prestatore di ultima istanza. Si dovrebbe poi introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie i cui proventi vengano utilizzati per finanziare programmi per la crescita e l’occupazione, serve una lotta ai paradisi fiscali e all’evasione fiscale. Abbiamo bisogno di politiche fiscali che riducano la tassazione sul lavoro e infine servono politiche industriali e piani di investimenti europei all’altezza delle sfide odierne”.
L’impressione però è che il sindacato in Italia non sia capace di far sentire la propria voce…
“Non credo che in Italia il sindacato non riesca a far sentire la propria voce rispetto ad altri Paesi. Diciamo che le organizzazioni dei lavoratori sono in crisi in tutta Europa a causa di difficoltà di rapporto con governi liberisti e conservatori che sopportano malvolentieri il confronto con i sindacati”.
Intervista raccolta da Alfonso Bianchi. Domani sarà pubblicata quella a Raffaele Bonanni.