La scorsa estate, nel pieno delle trattative per il secondo pacchetto di aiuti alla Grecia, ignoti hacker hanno violato la posta elettronica del presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy e di una decina di suoi collaboratori. Lo hanno rivelato fonti statunitensi (quelle europee pensano sempre di essere più furbe di tutti e riuscire a tenere nascoste le notizie) adombrando la possibilità che dietro questa attività di spionaggio vi sia la Cina, che proprio a Bruxelles ha una delegazione diplomatica tra le più numerose.
Lo scrive oggi il sito Euobserver.com. Anche tre italiani sono finiti nella rete delle spie, Sem Fabrizi, del gabinetto di Van Rompuy, e i funzionari Leonardo Schiavio e Massimo Parnisari. La violazione è stata resa nota la scorsa settimana da un team di accademici statunitensi e di aziende di sicurezza informatica che hanno individuato un gruppo di hacker conosciuto con due nomi – Comment e Byzantine Candor.
Gli investigatori statunitensi, che hanno chiesto di rimanere anonimi, hanno mostrato i registri informatici con il dettaglio del comportamento degli hacker all’agenzia di stampa Bloomberg. Secondo i registri, il gruppo è entrato nella rete informatica del Consiglio dell’Ue quattro volte, sempre vero le nove del mattino: 8, 11, 13 e 18 luglio 2011, violando 17 account di posta elettronica, copiandone circa sette giorni di corrispondenza, con tutti gli allegati. Oltre a Van Rompuy stesso, secondo gli esperti sono state rubate la mail di tre ex e di un attuale componente dello staff: Sem Fabrizi, José Leandro, Zoltan Martinusz e Odile Renaud-Basso. Le spie hanno anche violato la posta di Giles de Kerchove (Il capo dell’antiterrorismo Ue, che fa davvero una magra figura), di Leonardo Schiavio (un alto funzionario) e di quattro funzionari che si occupano di commercio e sviluppo, Boguslaw Majewski, Massimo Parnisari, Alda Silveira Reis e Jan Van Elst.
Secondo i ricercatori statunitensi gli hacker probabilmente sono legati al governo cinese, ma la Cina ha ripetutamente negato di condurre spionaggio informatico. A Bruxelles comunque qualche allarme è scattato, e nell’ultimo anno sempre più avvisi in giro per il palazzo del Consiglio invitano i dipendenti a bloccare i loro pc ogni volta che lasciano l’ufficio e ad adottare tutte le procedure di sicurezza con la massima serietà.
Un funzionario Ue ha detto a Euobserver che il Consiglio dell’Ue non commenta casi singoli”, anche se sono diciassette… Ha però sostenuto che le informazioni altamente sensibili o non possono essere così facilmente compromesse perché memorizzato su una rete di computer separata, che non è connessa a Internet. Resta anche il dubbio di come negli Stati Uniti abbiano potuto accedere a questi dati…