Nuovo fronte di divisione in Europa, stavolta – ma non è proprio una novità – sul prossimo bilancio settennale dell’Unione. Si parla di soldi, non sorprende quindi se il dibattito tra stati membri si surriscaldi. Ma la proposta di revisione del Quadro finanziario pluriennale avanzata dalla Commissione europea non soddisfa. Per il periodo 2014-2020 l’esecutivo comunitario ricalcola la spesa, per la prima volta “pensata” a ventotto e non più a ventisette. Da luglio 2013 infatti la Croazia entrerà a far parte dell’Ue, ed è proprio l’ingresso della Croazia a rimescolare le carte in tavola e, soprattutto, i soldi nel piatto. Occorre assicurare adeguate risorse anche al nuovo stato membro, e per farlo la Commissione ha pensato di mettere mano ai fondi di coesione, con tagli di 5,5 miliardi per il periodo di riferimento.
In Consiglio Affari generali ben 16 Stati Membri bocciano la proposta della Commissione europea: ci sono tutti i paesi del cosiddetto gruppo degli “amici della coesione”, quei paesi che sono cioè i maggiori beneficiari dei fondi europei (Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Romania, Slovenia, Polonia). Fino a oggi in dieci, ma con l’ingresso della Croazia diventano undici e la Croazia si schiera subito contro il piano della Commissione Barroso. A questi stati si aggiungono Grecia, Spagna e Portogallo (all’interno del gruppo degli amici della coesione come osservatori), oltre a Malta e Italia. Si prennuncia una lunga mediazione, e ancora una volta l’Europa si ritrova divisa al suo interno.