L’Europa e l’euro servono, oggi più che mai. Perchè “solo all’interno di un’Ue più forte e integrata si potrà pervenire a soluzioni condivise per rimettere la moneta unica e la sua economia sul binario della ripresa”. Di questo Giuseppe Gargani, capo delegazione Udc-Svp al Parlamento europeo, è fortemente convinto. Tanto che vorrebbe un rilancio in grande stile del processo di integrazione, avvertito come un programma irrinunciabile. “Il completamento dell’unione politica deve precedere e inquadrare ogni altra misura volta a consolidare l’integrazione europea, e non viceversa”. Lo richiede la difficoltà del momento. “La crisi – sottolinea Gargani – ha reso ancor più necessario ed urgente questo passo storico, senza il quale le tentazioni populiste e nazionaliste che agitano molti paesi dell’Ue continueranno ad acquisire forza e influenza elettorale”. Non è quindi il momento di dividersi, ma di dimostrare che il progetto Europa è più forte che mai, soprattutto in un momento in cui i mercati cercano fiducia e gli europei attendono risposte. “La ridda di dichiarazioni e speculazioni dei giorni scorsi sulla possibilità o l’opportunità che alcuni paesi tornino alle valute nazionali – critica Gargani – rischia di oscurare e incrinare il dibattito ben più cruciale su come consolidare l’Europa politica”. Gargani, oltre che essere capo delegazione Udc-Svp, è anche membro del Ppe, all’interno del quale il collega Mario Mauro (lui del Pdl, però) ha lanciato l’idea di una costituente per l’Europa. Un’idea che sembra essere raccolta e condivisa nella fila del partito che all’interno del Ppe Gargani rappresenta. “L’Unione europea deve avere una cornice politica più coesa e democratica”, scandisce Gargani. Anche perchè, sostiene, “se l’Unione europea non si dota in via preliminare di una simile cornice, il previsto accentramento dei poteri comunitari in ambito fiscale e vigilanza bancaria, o in materia di bilancio, potrebbe instillare confusione e incomprensione sia nell’opinione pubblica che in alcuni contesti politici nazionali”. Occorre perciò rivedere il funzionamento politico dell’Unione. Si deve “conferire priorità assoluta ai meccanismi democratici in seno all’Unione europea, con un più stretto coinvolgimento di Europarlamento e parlamenti nazionali”.
Nell’agenda dei lavori di Gargani c’è spazio anche l’economia. Perchè se l’Unione politica deve essere costruita, quella monetaria – già esistente – va rafforzata. “L’unità dell’eurozona – sottolinea – è condizione imprescindibile al rafforzamento dell’integrazione europea”. Per cui “o si procede tutti uniti sulla moneta unica, oppure i progetti di unione politica rischiano di arenarsi facendo precipitare la situazione”. Non ci si può permettere di perdere pezzi, o meglio, paesi. Per il capodelegazione Udc-Svp in Parlamento europeo l’ipotesi Grecia fuori dall’euro quindi non solo non è percorribile ma neppure pensabile. “I costi economici di uno smembramento della zona euro sono stati già ampiamente documentati, ma quelli politici potrebbero essere ancora più catastrofici”. E comunque, ricorda “al momento l’uscita dall’euro di uno o più paesi membri non è contemplata dai Trattati”. Riscriverli sarebbe per Gargani una mossa “non consigliabile”. Tanto più che “perfino quelle forze che in Europa si oppongono con tenacia agli attuali indirizzi di Bruxelles nei confronti della crisi, come Syriza in Grecia, continuano a considerare la moneta unica come un orizzonte irrinunciabile”.
Dichiarazioni raccolte da Emanuele Bonini