Se l’Europa vuole davvero avere una politica estera comune deve prima essere capace di risolvere il problema Turchia. Se l’Ue, infatti, non sarà in grado di integrare, o meglio, di includere rispettando le sue differenze il Paese governato da Erdogan e a maggioranza musulmana, come potrà essere capace di aprirsi al mondo? È questa la “Chiamata” che è stata fatta dai non europei presenti oggi al dibattito “Call to Europe” organizzato a Bruxelles dal Feps, l’organismo che raggruppa i think tank europei che fanno riferimento ai partiti socialisti.
L’invito è giunto due esponenti di lungo corso nello scenario internazionale: Amr
Moussa, ex segretario della Lega Araba, ex ministro degli Esteri egiziano, nonché candidato alle scorse presidenziali del suo Paese, e Mani Shankar Aiyar, parlamentare indiano e ministro durante il primo Governo di Manmohan Singh. È stato proprio quest’ultimo a porre per primo la questione: “Guardando l’Europa dall’esterno io la vedo per quello che è, un’Unione e non una federazione. Un’unione di 27 Stati sovrani. Ed è questo a mio avviso il freno che vi impedisce di parlare con una sola voce”, ha detto il politico indiano. “Ma se guardo alla storia io ricordo che i nostri due continenti sono una cosa sola: l’Eurasia, la culla della civiltà. Oggi la vostra porta d’accesso all’Asia è la Turchia – ha sottolineato Aiyar – e per questo vi dico che se non sarete in grado di includere questo Paese le distanze tra noi non si ridurranno, perché la Turchia è il ponte che unisce, anche politicamente, i nostri continenti”.
Su questo punto gli ha fatto subito eco Moussa: “Le riflessioni sull’Eurasia sono
giuste ed è vero che includere la Turchia potrebbe facilitare anche i rapporti con i Paesi arabi, soprattutto adesso che è in corso un grande cambiamento. Noi guardiamo da sempre alla Turchia come a un Paese da cui possiamo imparare molto”. Secondo l’egiziano però “l’Europa ha ancora difficoltà a relazionarsi con questa nazione”, benché, ha poi ricordato con un filo di cattiveria “in passato abbia avuto relazioni perfino con i dittatori”.
Massimo D’Alema, presidente del Feps, si è mostrato d’accordo con questa tesi quando ha affermato, riferendosi anche all’Akp di Erdogan: “È vero che l’islam politico non è l’unico attore della regione, ma è comunque un attore importante e con cui dobbiamo confrontarci. Io sono convinto che è stata una sconfitta per noi non essere riusciti a fermare i conservatori europei che hanno bloccato il progetto di inclusione della Turchia in Europa”.
Alfonso Bianchi©Eunews.it