Ci vuole più integrazione politica nell’Unione europea, questa è la strada sulla quale procedere, dando anche più poteri alla Commissione europea. Ma non deve essere Bruxelles a prendesi spazio che non le sono stati assegnati. E’ molto chiaro Massimo D’Alema nella sua veste di presidente del Feps, l’organismo che raggruppa le think tank europee che fanno riferimento ai partiti progressisti, sul ruolo dell’esecutivo comunitario, mentre incontra i giornalisti nella capitale belga.
“La Commissione faccia un po’ più la Commissione europea e si occupi un po’ meno del Parlamento italiano”, afferma l’ex premier (in Belgio senza neanche una persona di scorta) rispondendo ad una domanda sui commenti che alcuni Commissari e portavoce hanno fatto sui tempi di approvazione della riforma del mercato del lavoro. Ma non c’è voglia di difendere, aprioristicamente, spazi “nazionali”, solo di chiarire che, anzi, si vuol dare anche maggior spazio all’Europa, ma secondo le regole della democrazia. “L’integrazione politica, una maggiore integrazione politica – dice D’Alema – ci deve essere, ma va decisa democraticamente. Sono contrario a una tecnocrazia che si assume poteri che non le abbiamo dato, e osservo che sulla riforma del mercato del lavoro non abbiamo dato nessuna delega alla Commissione europea”.
Poi un’altra messa a punto: “Alle volte – ha detto il presidente della Feps – ho l’impressione che la Commissione europea subisca le influenze dei Paesi più forti. Non è questo il suo ruolo. Sarebbe bene che la Commissione chiedesse non solo ai paesi più deboli di fare tagli di spesa e riforme strutturali, ma anche ai paesi più forti di fare di più per la crescita”.
L.R. ©Eunews.it