Il 28 e 29 giugno dovra’ avviarsi la nascita di una nuova Unione europea. I capi di Stato e di governo, nell’immediato, dovranno dire cosa concretamente, esattamente, vorranno fare per la crescita. Ma non è un passaggio solo tecnico, non c’è da scegliere un mezzo invece di un altro. Entro la fine di questo mese dovrà essere disegnato il futuro dell’Unione europea per i prossimi 20 o 30 anni. Gli strumenti ora a disposizione delle cancellerie sono pochi, bastevoli in caso di navigazione tranquilla, ma del tutto insufficienti ad affrontare situazioni di crisi. Non ci si è pensato, non ci si è voluto pensare né quando si è lavorato per creare la moneta unica, né dopo, quando si abortì una complessa Costituzione europea, giustamente bocciata e sostituita da un buon ma blando patto chiamato “Trattato di Lisbona”.
Ora il passo da fare è grande, è decisamente più lungo della gamba, ed allora bisogna pompare di vitamine e ormoni questa Unione perché cresca e possa fare il passo necessario, che è quello che aprirà la via agli Stati Uniti d’Europa, perché la Germania ha moltissimi torti in questa situazione di crisi, ma anche delle sacrosante ragioni. Perché le economie sane si dovrebbero esporre per salvare quelle più sciamannate senza un quadro di garanzie politiche vincolanti per tutti? Per cui, come ha detto oggi Angela Merkel, “abbiamo bisogno di un’unione politica, il che significa che dobbiamo dare, passo dopo passo, più competenze all’Europa, accordando all’Europa anche più poteri di controllo”. Anche gli Stati Uniti d’America sono nati dalla messa in comune del debito, passato dai singoli Stati all’Entità federale: tutti coinvolti su tutto. E sarà questa l’unica via d’uscita, perché pian piano, almeno nell’area dell’euro, si stanno spolpando le competenze nazionali e da ridisegnare saranno le competenze degli Stati, prima o poi. Chi è fuori dall’euro potrà pensarla diversamente, ma la maggior parte di loro, i paesi dell’Est, sono obbligati dai loro trattati di adesione ad entrare nella moneta unica, la Gran Bretagna no. Si potrà fare anche senza, il problema diventerà però di Londra.
Lorenzo Robustelli ©Eunews.it