Naturalmente va bene (quasi) tutto quando si parla di crescita e di occupazione. Ma quando si scopre che uno dei pochissimi settori che crescono in questa Europa in crisi è quello del lusso, viene il dubbio che qualcosa di perfido ci sia in questa crisi.
Uno studio Frontier Economics presentato questa mattina a Bruxelles rivela, come sottolinea l’associazione delle industrie del settore, “l’importanza del settore del lusso europeo come un fattore chiave per i posti di lavoro europei e la competitività”. Lo studio è stato commissionato da ECCIA, l’Alleanza europea per industrie culturali e creative, composto dalle cinque maggiori associazioni europee attive nel settore lusso, che “si basa sulla cultura, l’artigianato e la creatività”. La produzione totale del settore supera i 440 miliardi, e rappresenta il 3% del Pil europeo. Certo, è vero anche che questa industria, dice l’indagine, impiega circa un milione di lavoratori direttamente, e almeno altri 500.000 indirettamente. I marchi di lusso europei rappresentano oltre il 70% del mercato mondiale del lusso. Il settore esporta il 60% della sua produzione, che rappresenta oltre il 10% di tutte le esportazioni dall’Europa. I produttori vantano il fatto che il settore ha registrato una crescita a due cifre negli ultimi due anni e che potrebbe continuare a farlo, al ritmo del 7-9% annuo.
Parlando in occasione della presentazione dello studio al Parlamento europeo, il vicepresidente della Commissione Antonio Tajani, responsabile per l’industria e l’imprenditoria, ha sostenuto che “il settore europeo del lusso culturale e creativo è un settore di punta che concorre a assicurare la competitività europea, al quale bisogna ganrantire un adeguato quadro normativo”. La deputata europea greca (sì, greca) Radi Kratsa-Tsagaropoulou, che ha promosso l’iniziativa, ha osservato che “le conclusioni della relazione confermano che il settore dei beni di lusso è di fondamentale importanza per la prosperità dell’Europa. L’Ue è attivamente alla ricerca di una via d’uscita dalla crisi e i beni di lusso offrono qui un ottimo esempio di crescita sostenibile, fondata su valori europei di cultura e artigianato”.
E’ vero, si tratta di soldi e di occupazione, che sono cose buone. Però chi compra queste cose non è chi sta tirando la cinghia in tutta Europa, anzi, forse è chi dalla crisi ci guadagna. Questo successo, benvenuto, in fondo però un po’ disturba.
L.R. ©Eunews.it