Prime difficoltà tra Unione europea e il nuovo presidente serbo, il nazionalista, conservatore Tomislav Nikolic, che vorrebbe riportare Bosnia e Kosovo sotto l’autorità di Belgrado.
Il giorno del suo insediamento, il 31 maggio, l’uomo che al terzo confronto elettorale ha finalmente sconfitto Boris Tadic, ha affermato che “a Srebrenica non vi è stato genocidio, ma un grande crimine commesso da alcuni esponenti del popolo serbo, che bisogna trovare, processare e condannare”. Una frase che contrasta con la lettura che l’Europa ed il Mondo hanno dato del massacro di quasi 8.000 bosniaci musulmani, realizzato nel 1995 dalle armate di Ratko Mladic, ora sotto processo al tribunale dell’Aia.
La frase di Nikolic ha alzato un vespaio di polemiche sdegnate ed ha indotto i corrispondenti a Bruxelles a chiedere alla Commissione europea come il 14 giugno Jose Manuel Barroso incontrerà Nikolic, in visita di presentazione, dopo queste dichiarazioni. Pia Ahrenkilde Hansen, portavoce del presidente della Commissione ha affermato che “non accetteremo mai alcun tentativo di revisionismo: quello di Srebrenica fu un genocidio, un crimine contro tutta l’umanità che non permetteremo si ripeta. Questa è la nostra posizione e la riaffermeremo ogni volta che sarà necessario”.
Un atteggiamento diverso da quello verso la Cina, con la quale l’Unione è molto tollerante e accondiscendente. Circa l’incontro, dunque “c’è sempre la necessità del dialogo”. Dice la portavoce e, diversamente da quanto accaduto dopo il vertice con il governo cinese, al quale non fece seguito alcun incontro stampa, questa volta “organizzeremo momenti per la comunicazione”.
E.B. ©Eunews.it