L’Europa si ferma. Nonostante la crisi, nonostante il tema Grecia tornato prepotentemente alla ribalta, nonostante le turbolenze dei mercati. Nonostante che le giornate di non lavoro, tipicamente, abbassano il Pil. Nonostante tutto l’Unione europea chiude i battenti e per due giorni manda tutti in vacanza. Per il giorno dell’Ascensione tutte le istituzioni comunitarie hanno ceduto alla celebrazione cristiana dell’evento e, crisi o non crisi, hanno fermato ogni attività. Così in Parlamento europeo, Commissione Europea e Consiglio europeo oggi e domani non si lavora. Tutto chiuso, tutto fermo. E con sabato e domenica, ecco fatto il maxi-ponte. Qualcuno al lavoro, a dirla tutta ci sarà. Jose Manuel Barroso e Herman van Rompuy parteciperanno alla teleconferenza trai leader europei del G8, ma i quarantamila loro dipendenti stanno a casa.
Decisione legittima, per carità. Ma in un momento come questo, forse non è la scelta più opportuna. Alla Grecia si chiedono sacrifici, agli Stati membri si chiede rigore e crescita, a tutti si chiede di lavorare sodo per uscire dalla crisi, proprio ieri il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, ha assicurato che “c’è forte determinazione a lavorare per le riforme e la crescita”. Certo, non ha precisato quando, ma al termine della riunione del Collegio dei commissari Barroso ha comunque tenuto a far sapere che il collegio “è d’accordo nel dire che vogliamo ritornare a crescere e che per farlo utilizzeremo tutte le capacità interne” dell’Europa. A quanto pare il collegio ha condiviso anche la necessità di prendersi del sano riposo. In questo clima generale nel quale ci si dimena per trovare lavoro, per inventare crescita, per fermare il tracollo, il messaggio che oggi e domani Bruxelles manderà ai greci e ai mercati è chiaro: armiamoci, e lavorate. “Lavoratoriiii!!!”.
E.B.