C’è un problema con Mario Monti qui a Bruxelles: vuol fare tutto da solo, al massimo delega qualcosa al ministro Enzo Moavero, le minutaglie sono in mano ad un paio di persone che si è portato a Roma proprio dalla capitale belga, ma la struttura dell’amministrazione nazionale sembra tagliata fuori.
Monti ha riconosciuto, anche pubblicamente, il valore del nostro Rappresentante Ferdinando Nelli Feroci, dei risultati che ha raggiunto in alcune trattative, ma è più forte di lui: il professore vuol fare tutto da solo, anche la struttura romana dedicata all’Unione europea, in buona parte molto qualificata, appare sotto utilizzata. Insomma Monti e i suoi si comportano come se pensassero di essere i soli esperti di questa materia e di queste trattative, di essere gli unici a sapere come muoversi nei corridoi di Bruxelles. Certamente non è vero, se non altro perché a Bruxelles Monti, Moavero e gli altri ci stavano come funzionari dell’Unione, e non come rappresentanti di un Paese membro, e sono due ruoli molto diversi, ma questa differenza sembra sfuggire.
Un problema grande è anche cosa lascerà in eredità questo governo al prossimo, che inevitabilmente arriverà? Tagliando fuori l’amministrazione, che in ogni democrazia è un tassello importante, si taglia fuori la continuità, non si costruisce un futuro, tutto il bene che, eventualmente, Monti riuscirà a costruire, morirà con il suo governo perché nessuno potrà riprenderne i fili. Non è il modo di esercitare il ruolo di presidente del Consiglio.
P.S. Essere a Bruxelles gli piace proprio: oggi è qui come ministro delle Finanze, ci sarà anche domani, poi torna il 23 come premier, e di nuovo il 31, come amico, in occasione della commemorazione per Tommaso Padoa Schioppa. Nessun premier europeo viene così spesso, forse gli altri pensano che Barroso e Rehn non sono il centro del mondo…