La Commissione europea porta rinnovamento in sala stampa. Da oggi i consueti briefing saranno diversi da come sono sempre stati: in aula non ci saranno più tutti i portavoce per raccogliere le domande dei presenti e rispondere, ma solo alcuni di loro, selezioni accuratamente dall’ufficio del portavoce. L’esecutivo comunitario ha infatti deciso di sceglier una rosa di nomi ogni giorno da presentare ai giornalisti, e di non convocare più l’intera squadra.
Koen “silenziatore” Doens, capo del servizio del Portavoce
Ogni giorno una comunicazione via mail dirà quali portavoce saranno presenti in sala stampa, e se nell’elenco dei pochi non figura il portavoce del commissario a cui interessa rivolgere domande, sarà possibile richiederne la presenza inviando una e-mail, ma entro e non oltre le 11.30 del mattino stesso.
Le novità in genere lasciano sempre un po’ spaesati, con questa commissione il dubbio che si voglia rendere ancora più difficile il lavoro dei giornalisti è sempre presente. Sarà più facile a chi è di turno dire che la cosa non riguarda lui ma un altro ed evitare dunque la risposta. E’ comunque una riduzione dello spazio di democrazia e del diritto all’informazione, dei quali restano sempre meno esempi in quella sala stampa. Non molti hanno preso bene questo nuovo modo di rapportarsi alla stampa in quello che pochi giorni veniva definito dagli stessi addetti ai lavori della Commissione Ue come “il corpo politico più aperto e più trasparente del mondo”. A Bruxelles il “restyling” viene spiegato in termini pratici: molto spesso ci sono portavoce che sono convocati in sala stampa inutilmente, dato che non vengono interpellati. Ciò, per lo staff della Commissione Ue, non è utile in quanto si sottrae tempo che viceversa potrebbe essere dedicato al lavoro in ufficio. Come se i portavoce non fossero pagati per essere a disposizione dei giornalisti, come dire che essere in sala stampa a seguire domande e risposte non è lavoro.
Emanuele Bonini ©Eunews.it