Bruxelles – Ridisegnare l’Europa attraverso modifiche a livello istituzionale. “Cittadini e mercati non si fidano più delle attuali istituzioni”, dice a Eunews.it Niccolò Rinaldi, capodelegazione dell’Idv al Parlamento europeo e vicepresidente del gruppo Alde- Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa. Più che un’idea, una vera e propria necessità, avvertita sempre più come prioritaria da una parte sempre crescente di addetti ai lavori, con alcuni di loro che hanno già messo a punto un’agenda di riforma. A Bruxelles mentre ci si concentra su crescita e stabilità si discute dei futuri equilibri e dei prossimi scenari. Il primo di questi è la creazione di un super-presidente con compiti di gestione dell’intera politica economica e monetaria, qualcosa di più di “mister euro”, una sola persona che abbia tutti quei poteri che oggi si spartiscono presidente di commissione europea, presidente del Consiglio europeo, presidente dell’Eurogruppo, commissario Ue per gli affari economici e monetari, e presidente di turno del semestre europeo. Se ne parla a livello di ministri, se ne valutano le possibilità a livello di capi di governo, e c’è addirittura chi lo chiede a livello comunitario.
Niccolò Rinaldi
“Noi abbiamo redatto ben dieci punti per un nuovo modello di governo europeo”, spiega Rinaldi. Tra questi dieci punti, evidenzia l’eurodeputato, la proposta per “la creazione di un’unica figura responsabile per la politica economica”. Una posizione di sintesi tra gli attuali Barroso, Van Rompuy, Rehn, Junker, Thorning-Schmidt. Nell’idea di Rinaldi, però, nessun super-presidente. Questo unico responsabile della governance economica dell’Ue “dovrebbe essere una persona interna alla commissione, una figura come l’Alto rappresentante per la politica estera, con il compito di presiedere e guidare l’Eurogruppo”. Non solo: per il vicepresidente dell’Alde si devono dare “più poteri” alla Commissione europea. “Torniamo all’elezione del presidente della Commissione: attraverso l’elezione diretta dei cittadini si potrà dare più poteri a questa carica”, sostiene Rinaldi.
I britannici temono che questi progetti possano invece portare a una figura carismatica e potente che possa estromettere la Gran Bretagna dai processi decisionali dell’Ue e lasciarla ai margini. Una ‘teoria del complotto’ svelata e rilanciata dai media d’oltremanica. Il quotidiano on-line Express ha denunciato il mancato invito della Gran Bretagna a incontri di quello che viene definito “il gruppo di Berlino”, avvenimento letto come reale volontà di far fuori chi è più prudente sull’Europa, la cui agenda è fortemente condizionata dalle decisioni tedesche. L’accaduto non sorprende. “La politica di tutti i giorni ormai è fatta di vertici straordinari, riunioni informali, incontri bilaterali, meeting a 17, colazioni a tre, cene a quattro…”, commenta Rinaldi in modo critico. A Londra intanto si teme che il processo di integrazione europea possa essere accelerato con la creazione di una sorta di ‘Stati Uniti d’Europa’ che toglierebbe sovranità agli stati, cosa impossibile da accettare per il Regno Unito.
Realtà o semplici fantasie? Rinaldi è certo che qualcosa deve cambiare. “Si sta procedendo con il metodo inter-governativo, che non dà parola al Parlamento ma che soprattutto sta dimostrando di non funzionare. Gli attuali meccanismi – denuncia – non sono all’altezza della situazione”. Quindi in primo luogo “bisogna tornare ad affermare il principio comunitario”. E poi serve un unico soggetto in campo economico. “La Gran Bretagna – ricorda – da sempre è più reticente su tutta una serie di questioni e non è dato sapere come potrà evolversi l’intero quadro”. Certamente, tiene a sottolineare il vicepresidente dell’Alde, “bisogna che venga superata questa contraddizione dell’esistenza di una moneta unica e di debiti diversi”.
Rinaldi lascia intende comunque intendere che sebbene la Gran Bretagna possa rappresentare una voce fuori dal coro, come mostrato dal Fiscal Compact, non sia però la sola. Perché “è vero che Londra punta i piedi su transaction tax e cessione di sovranità, ma è altrettanto vero che Berlino è reticente sugli eurobond”. In Europa, in sostanza, “esiste una dicotomia Gerrmania-Gran Bretagna”. Nel dibattito sul futuro assetto bisogna quindi capire chi, in questo scontro tra diverse visioni, prevarrà. Quel che è certo è che si iniziano a chiedere istituzioni forti e credibili. “I cittadini e i mercati – lamenta Rinaldi – non si fidano delle istituzioni comunitarie”. Neppure i britannici. E anche il Parlamento Ue ha qualcosa da ridire.
Intervista raccolta da Emanuele Bonini ©Eunews.it