La Commissione europea dovrebbe fare ricorso a tutti gli strumenti disponibili in seno all’Organizzazione mondiale del commercio e al G20 per rispondere alla decisione, “unilaterale e arbitraria”, del governo argentino di nazionalizzare la società energetica Ypf. Gli eurodeputati scendono in campo al fianco del governo Spagnolo con una risoluzione approvata oggi a Strasburgo, per tentare di portare Buenos Aires a più miti consigli. La Commissione, in realtà, ha già fatto e sta facendo la sua parte. Un raro esempio di compattezza nell’Unione.
La decisione argentina fa paura. Certo non è un atto amichevole, ma spesso amichevoli non sono neanche le società europee che si installano in Sud America. Gli equilibri rischiano di ribaltarsi, con un’Europa che si dimena e non riesce ad uscire dalla crisi il Sud America sta diventando la nuova potenza economica, competitiva verso l’Unione europea. Il Brasile è corteggiato dal Fondo monetario perché verso qualche soldo che l’Europa non ha più, molti giovani spagnoli e portoghesi oramai emigrano proprio da quelle parti, dove sono offerti lavori e salari che in Europa non paga più nessuno. L’Argentina non ha avuto paura di nazionalizzare l’Ypf, e nemmeno teme le ritorsioni europee e tanto meno spagnole.
la vecchia Europa tenta di difendersi con gli strumenti che ha. Sono stati cancellati vertici bilaterali e e missioni, come quella in programma degli uomini della Direzione Industria, quella di Antonio Tajani. I deputati fanno quel che possono, a grandissima maggioranza (458 voti a favore, 71 contro e 16 astensioni) hanno approvato una risoluzione che chiede a Commissione e Consiglio di “adottare le misure necessarie, compresa la sospensione parziale delle preferenze tariffarie, onde evitare che si ripresentino situazioni simili”. Le autorità argentine, dice il documento, dovrebbero “riprendere la via del dialogo e dei negoziati”, sostiene la risoluzione presentata dai gruppi PPE, S&D, ALDE, ECR e EFD, evidenziando che la decisione “unilaterale e arbitraria” del governo argentino costituisce “un attacco all’esercizio della libera impresa e al principio della certezza giuridica, causando in tal modo il deterioramento del contesto per gli investimenti delle imprese europee in Argentina”.
Il 16 aprile il governo argentino ha annunciato la decisione di presentare al Congresso nazionale un progetto di legge inteso a convalidare l’espropriazione del 51% delle azioni della compagnia petrolifera Ypf, la cui partecipazione di maggioranza è detenuta dalla società energetica privata spagnola Repsol. L’annuncio è stato accompagnato dall’immediata presa di controllo della sede della società da parte delle autorità del governo argentino, che hanno espulso dai locali i dirigenti e il personale della società.
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