Le ultime tonnare rischiano di sparire. Ne sono rimaste poche in realtà, sono solo in Sardegna, e rischiano di chiudere non per mancanza di pesce ma perché il governo italiano, nell’assegnazione delle quote, ha favorito la pesca, meno ecologica, con i pescherecci d’altura a quella tradizionale. Lo denunciano i responsabili di Carloforte Tonnare, Tonnare Su Pranu Portoseuso e Tonnare Sulcitane in una lettera inviata alla commissaria europea alla Pesca, Maria Damanaki, alla quale chiedono di intervenire “per cercare di rendere più equa ed accettabile la divisione delle quote”.
La pesca a Carloforte
I pescatori stanziali spiegano che nella situazione attuale il sistema della tonnara fissa ha diritto a pescare solo il 6,7% della quota, e questo “produrrà come unico effetto l’estinzione di un antico sistema di pesca ecologico, sostenibile e compatibile che, se potesse godere di un maggiore quantitativo pescabile, produrrebbe anche effetti benefici sull’occupazione”. I pescatori sottolineano, con qualche ragione, che “è assolutamente assurdo e inaccettabile, in un’area, quella del Sulcis, che attualmente versa in gravissime condizioni di crisi economica”, dare una mazzata alle possibilità di occupazione. Una tonnara è una macchina complessa, per lavorare necessita di un minimo di 35 persone per un periodo di almeno 6 mesi, “senza contare la filiera – denunciano i lavoratori sardi – che occupa altro personale per 12 mesi”.
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