Bruxelles – La Corte dei conti europea smonta pezzo per pezzo la proposta di riforma della Politica agricola europea (Pac) messa a punto dal commissario romeno Dacian Ciolos e presentata dalla Commissione europea in Parlamento e al Consiglio lo scorso ottobre. La Corte ha esaminato il pacchetto, e non sembra molto contenta: troppa burocrazia, terminologie imprecise, previsioni pasticciate possono far fallire tutto il progetto.
I magistrati contabili riconoscono “gli sforzi compiuti dalla Commissione per semplificare le disposizioni della Pac e rispondere a una serie di osservazioni formulate dal Parlamento, dal Consiglio e dalla Corte”. Però il lavoro non è stato fatto molto bene, il sistema “permane troppo complesso”, in particolare, “esistono sei diversi livelli di norme che disciplinano la spesa nel settore dello sviluppo rurale”. La politica della “condizionalità”, dove gli aiuti sono sottoposti a particolari adempimenti la Corte ritiene che “la complessità di questa politica faccia sì che essa resti difficile da amministrare per organismi pagatori e beneficiari”. Il problema è l’ottusa burocrazia di un politica “fondamentalmente concentrata sulla spesa e sul controllo della spesa e, di conseguenza, più orientata alla conformità alla normativa piuttosto che alla performance”.
La Commissione vorrebbe destinare i finanziamenti Pac agli “agricoltori in attività”, e attuare una ripartizione più equilibrata dei pagamenti fra i beneficiari. Ma le regole previste fanno sì che “permanga il rischio che i pagamenti possano ancora essere eseguiti anche a favore di beneficiari che non esercitano alcuna attività agricola”. La Corte suggerisce dunque di “adottare una definizione generale e al contempo semplice di ciò che si intende per ‘agricoltore in attività’”. Anche qui, sburocratizzare può servire ad evitare scappatoie e usi non corretti dei fondi comunitari.
La Corte è del parere che la Commissione dovrebbe, all’inizio del nuovo periodo finanziario, “esaminare il funzionamento dei sistemi di gestione e controllo degli Stati membri.Questa supervisione ridurrebbe il rischio che eventuali carenze siano rilevate soltanto in occasione di controlli successivi”.
I magistrati europei hanno poi un grave dubbio: “il progetto di regolamento dispone che nel 2014 siano disponibili diritti all’aiuto per i nuovi agricoltori (in particolare ai giovani agricoltori che iniziano a esercitare l’attività agricola). La Corte teme però che tale disponibilità non venga più garantita negli anni successivi”. Ma non basta, il pasticcio è anche più grosso: la Corte “constata inoltre che il requisito di aver attivato diritti di pagamento nel 2011 per poter richiedere i diritti nel 2014 potrebbe creare nuove barriere all’ingresso per i nuovi agricoltori”.
La Corte attacca poi le disposizioni dei progetti in materia di “revoca”, “riduzione” ed “esclusione” relativamente ai pagamenti negli Stati membri, che ritiene “siano confuse sia nella formulazione che nella portata. Queste disposizioni dovrebbero essere semplificate, garantendo un uso coerente di una terminologia ben definita”.
L.R. ©Eunews.it