Bruxelles – Atene deve ancora dare prove di credibilità. Gli accordi raggiunti ieri in Grecia con i finanziatori, con le banche creditrici e tra i partiti sono giudicati a Bruxelles ancora troppo vaghi, troppo soggetti a non essere rispettati, e dunque l’Eurogruppo riunioto ieri dal tardo pomeriggio alla notte non ha sbloccato il nuovo piano di aiuti.
Unione europea e Fondo Monetario internazionale, ancora non se la sentono di sbloccare il piano per 130 miliardi necessario ad evitare la bancarotta del paese. A guidare le fila dei dubbiosi è, come sempre, la Germania. Il ministro delle Finanze Wolfgang Schaueble arrivando ieri alla riunione dell’Eurogruppo convocato a Bruxelles ha spiegato le ragioni che spingono alla prudenza: “La Grecia – ha detto – per avere gli aiuti deve prima dimostrare di essere in grado di attuare le misure annunciate”. L’instabilità politica data anche dalle elezioni alle porte, le forti contestazioni sociali, i nuovi due giorni di sciopero generale che sono stati proclamati non aiutano a dare credibilità all’intesa.
“Devono convincerci con impegni forti e azioni concrete”, ha detto il vicepresidente delle Commissione Ue responsabile dell’Economia Olli Rehn, confermando le parole di Schaueble. Dunque ieri sera l’Eurogruppo (per l’Italia c’era il Capo della Direzione internazionale del Tesoro Carlo Monticelli, dato che Mario Monti e Vittorio Grilli erano negli Usa), che ha lavorato fino a notte, non ha dato il via libera agli aiuti, perché, “un passo avanti è stato fatto – ha aggiunto il finlandese – ma altri sono necessari”. Con un paese quasi in rivolta, con scioperi pressoché costanti, ci si fida poco dunque accordi ancora vaghi sia a livello politico interno sia con le banche creditrici. Questa seconda intesa anche il vicepremier greco Evangel Venizelos pur tentando di valorizzarla al massimo non riesce a definirla altro che un accordo “sui parametri di base”. Per quanto riguarda le riforme interne alla Grecia a Bruxelles fonti dell’Eurogruppo spiegano che a quello che il premier Lucas Papademos ha definito “un accordo generale” tra i partiti sulle nuove misure di auterità, “ancora manca la riforma del sistema pensionistico e quella del mercato del lavoro”. “Governo e parlamento greci – ha insistito Rehn – devono convincerci con azioni e leggi”.
E il clima interno non è molto incoraggiante. Il governo comincia a perdere qualche pezzo, il viceministro del Lavoro, Yiannis Koutsoukous, socialista, si è dimesso. I due principali sindacati greci Gsee e Adedy, appena saputo che i partiti hanno raggiunto un’intesa su nuovi tagli hanno proclamato uno sciopero generale di 48 ore per domani e sabato, con scegliendo di manifestare davanti al Parlamento.