Bruxelles, 7 febbraio – Sulla ricerca e l’ innovazione l’Italia “ha fatto qualche progresso rispetto allo scorso anno, ma deve fare ancora di più” per colmare il divario con gli altri Paesi dell’Ue e con i leader mondiali nel settore, Usa, Giappone e Corea del Sud. L’ammonimento viene dal vicepresidente della Commissione europea e responsabile per l’Industria Antonio Tajani, che, con la commissaria per la Ricerca e l’Innovazione Maire Geoghegan-Quinn, ha presentato a Bruxelles lo ”Innovation Union Scoreboard 2011′.
“La politica deve fare delle scelte, in Italia e in Europa – ha spiegato Tajani -, mettendo al centro l’innovazione, facendo investimenti, anche con il residuo di fondi strutturali non utilizzati”, come ha invitato di recente a fare anche il Consiglio europeo. Per il vice presidente è poi necessario “concentrare gli sforzi sulla collaborazione tra pubblico e privato. Di questo parlerò con il ministro per l’Istruzione e la ricerca Francesco Profumo e con la vice presidente di Confindustria, Diana Bracco”, entrambi oggi in visita a Bruxelles. “Gli investimenti nella ricerca e nell’innovazione aiutano la competitività e l’internazionalizzazione delle imprese”, ha sottolineato Tajani, ricordando di aver intrapreso una serie di “viaggi per la crescita”, che lo ha portato già in Brasile e presto lo vedrà in Messico, Stati Uniti, Cina e Vietnam, “per aiutare le imprese a internazionalizzarsi”.
Svezia, Danimarca Germania e Finlandia sono leader in Europa per l’innovazione. L’Italia è nella parte bassa della classifica, il terzo gruppo chiamato “innovatori moderati”, pur avendo, nel 2011, guadagnato una posizione. Obiettivo della Commissione europea è il raggiungimento del 3% del Pil in investimenti per ricerca e innovazione. Però solo in tre ce la fanno: Danimarca, Finlandia e Svezia. La media nell’Unione europea è sul 2%. In Giappone si arriva al 3,45% , in Corea del Sud al 3,36 e negli Stati Uniti al 3.