Bruxelles – Le società statunitensi che investono in Futures non potranno più acquistare titoli del debito pubblico europeo. La bomba è scoppiata in serata, ieri, annunciata in Italia da “Radio 24”, la radio del Sole 24 ore. “La Cftc (l’autorità che vigila sui Futures e Derivati Americani) ha deciso con 5 voti favorevoli e nessuno contrario di vietare alle 125 Società registrate in America che operano sui Futures, l’acquisto di Titoli di Stato Europei con somme e per conto dei propri clienti. Al contrario, i big dei futures potranno acquistare per i clienti soltanto titoli di stato americani”, ha annunciato l’emittente.
La decisione, che viene poche settimane dopo il fallimento di MFGlobal, che si era particolarmente esposta sui titoli europei, sarà un colpo durissimo in Europa, visto che si tratta di un mercato di circa 150 miliardi di dollari. Una decisione molto più pesante di quella presa lunedì sera dall’agenzia di rating Standard & Poor’s, che ha posto sotto osservazione i paesi dell’euro, anche la possente Germania, e se l’esame non sarà superato ci si potrà scordare anche la “Tripla A” del Fondo salvastati, il che aprirebbe una voragine senza fine. C’è chi ha mostrato di prenderla bene, come il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schauble, secondo il quale si tratta di “un ottimo incentivo” in vista del vertice, un modo per dire che non c’è niente da scherzare e bisogna decidere in fretta. Chi l’ha presa malissimo è invece Christian Noyer, governatore della Banca di Francia, secondo il quale “la metodologia di S&P è diventata più politica che economica. L’economia dell’area dell’euro ha la capacità di riprendersi molto in fretta, è solo un problema di fiducia”. Per la cancelliera tedesca Angela Merkel è quasi minacciosa: “Quello che fa un’agenzia di rating – ha detto – è responsabilità dell’agenzia stessa”. La Commissione europea, oramai da tempo, non commenta le dichiarazioni delle agenzie di rating. Certo si sottolinea l’intempestività della decisione, a tre giorni da un vertice dal quale ci si attendono risposte decisive, “abbiamo il dovere di completare le risposte date finora alla crisi e dobbiamo farlo questa settimana”, assicura il portavoce per l’economia Amadeu Altafaj. Però ai capi di Stato e di Governo che si vedranno giovedì a cena con il presidente della Bce Mario Draghi e poi venerdì dice che “gli europei devono esercitare la sorveglianza attraverso procedure democratiche altrimenti saranno i mercati ad effettuarla”.
Le Borse sono state quasi ferme ieri, dopo l’euforia di lunedì: Piazza Affari ha perso lo 0,49%. Parigi e Francoforte hanno ceduto lo 0,44% e l’1,03%, Londra ha guadagnato 0,21%. Per fortuna sono andati bene i titoli italiani, con il Btp decennali che hanno visto un nuovo calo dei rendimenti al 5,8% ed uno spread che ha toccato i 360 punti base per poi fermarsi a 368.
Angela Merkel, si mostrava ferma nelle sue certezze prima della decisione Usa. “Ho sempre detto che questo è un processo lungo, che durerà ancora molto. Ma la strada è stata tracciata e andremo avanti su questo percorso”, ha detto la cancelliera tedesca, assicurando che “venerdì noi prenderemo le decisioni che riteniamo importanti e irrinunciabili, dando il nostro contributo per la stabilizzazione dell’Eurozona, credo conquistando anche fiducia”. Qualche ostacolo l’ha posto il premier britannico David Cameron, pronto a bloccare ogni decisione (a ventisette) se “non saranno accolte le nostre proposte”. Si andrà, come in molti si aspettano, ad una decisione solo tra i diciassette dell’euro, che già sarebbe una bella vittoria. Le carte sono oramai (quasi) tutte sul tavolo. Ieri è arrivata anche la proposta del presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy, che, ripescando una vecchia idea tedesca caduta perché giudicata pressoché inattuabile dal punto di vista legale, ha suggerito di arrivare alla sanzione della sospensione del diritto di voto per i paesi “che ripetutamente non rispettino i richiami”. Si sta andando sempre più in avanti con la rigidità, dopo la proposta franco-tedesca di rendere automatiche le sanzioni, anziché poterle sospendere con un voto a maggioranza dei governi. Anche la Commissione ha detto la sua per irrobustire i già pesante pacchetto di norme che entrerà in vigore il 15 dicembre, chiedendo di poter entrare in maniera più incisiva nell’elaborazione delle leggi di bilancio nazionali. Come ha detto qualche giorno fa a Bruxelles Mario Monti, chi avrà vinto lo diranno i mercati, alla fine del vertice.