Il leader del Partito popolare europeo aveva 77 anni, fu premier del Belgio per 14 anni di seguito
Daul: “Ha lavorato instancabilmente per costruire la famiglia politica forte e unita che siamo oggi”
Wilfried Martens, presidente del Partito Popolare Europeo (Ppe), è morto la notte del 9 ottobre all’età di 77 anni. Che le sue condizioni di salute fossero piuttosto gravi lo si era appreso martedì scorso, quando aveva improvvisamente lasciato la guida del partito a Joseph Daul, il presidente del gruppo Ppe al Parlamento europeo. Stamattina la notizia del suo decesso. Alla guida della formazione europea di centro destra dal 1990, Martens ne era stato uno dei fondatori, nel 1976. Belga, fiammingo, è stato il 44esimo Primo ministro del Belgio, carica che ha ricoperto, con una sola interruzione di nove mesi nel 1981, dal 1979 al 1992. I funerali di Stato in Belgio si terranno il 19 alle 1 nella cattedrale di Ghent.
IL DOLORE DEL PPE – “Oggi abbiamo perso un grande europeo, uno dei padri fondatori del Ppe e dell’Unione europea” è stato il commento del suo successore Daul. “Ci ricorderemo sempre l’eredità di un grande leader e tutto quello che ha fatto per la nostra famiglia politica”, un leader che è stato un “grande promotore dell’integrazione europea, con grande visione, che ha lavorato instancabilmente per costruire la famiglia politica forte e unita che siamo oggi, lasciando un segno duraturo in Europa e oltre” ha continuato Daul che ha concluso: “Il Ppe non sarà mai più lo stesso senza di lui. Gli saremo sempre debitori per la sua leadership e per il ruolo che ha svolto nel costruire l’Europa di oggi”.
IL CORDOGLIO DEL MONDO POLITICO – A nome dell’Aula di Strasburgo il Presidente Martin Schulz ha reso omaggio a Martens “un grande statista del Belgio, dell’Europa e un leader eccezionale nel Parlamento europeo”. Tra i suoi “successi notevoli” Schulz ha ricordato il “ruolo enorme avuto nella riunificazione del continente europeo”. Nell’esprime le condoglianze della Commissione europea, il Presidente José Manuel Barroso ha affermato che l’azione di Martens “ha seguito il percorso dei padri fondatori dell’Unione Europea, come Robert Schuman, Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi”. Per il presidente del gruppo Alde, Guy Verhofstadt, che fu anche lui premier del Belgio ed ebbe proprio Marten come ministro del Bilancio, l’ex presidente del Ppe “era un versatile uomo di cultura che ha avuto il fuoco della politica nelle vene fin dalla giovinezza. Una passione che non ha mai perso nella sua carriera”. Per Franco Frattini, l’Europa oggi “piange uno dei leader più leali e fedeli alla difesa delle istituzioni e della fede europeista”. Secondo l’ex ministro degli Esteri Martens era “un attento guardiano della politica estera europea, grazie a quel suo modo di analizzare in profondità i dossier internazionali, e cercare soluzioni sagge e diplomatiche verso i vari teatri di crisi”. “La Sua presidenza ha segnato anni decisivi per la costruzione dell’Ue. La sua eredità impegnativa ci viene consegnata in un momento particolarmente delicato della politica europea” ha commentato invece Erminia Mazzoni. Giovanni La Via e Giuseppe Gargani hanno dichiarato, a nome della delegazione italiana del Ppe, che Martens è stato “una guida lungimirante e saggia per il nostro partito europeo, contribuendo in modo determinante a farne la più importante e influente forza politica in Europa”. “Con la sua storia e il suo impegno ha contribuito all’affermazione di un fronte moderato convintamente europeista. Mai come oggi, con un’Europa sempre più preda di populismi vecchi e nuovi, un esempio e un modello da non disperdere e di cui fare tesoro” sono state le parole del capogruppo del Pd al Parlamento europeo, David Sassoli.