Con un voto a maggioranza qualificata il Parlamento Europeo ha approvato ieri a Strasburgo le nuove norme sulla rete ferroviaria europea che dovrebbero aumentare l’offerta di servizi di trasporto internazionale di merci e passeggeri facendo chiarezza sulle regole di concorrenza. Il provvedimento punta a stimolare la creazione di linee ferroviarie internazionali veloci come la Thalys che collega regolarmente e a prezzi concorrenziali Francia, Belgio, Germania e Olanda. Un successo politico per la relatrice Debora Serracchiani del Pd che ha ricevuto un largo consenso in Aula su un provvedimento che però, come spesso accade per i testi frutto di lunghi ed estenuanti compromessi, sembra aver scontentato un po’ tutti: la sinistra e i sindacati che lo hanno osteggiato perché temono gli effetti negativi delle liberalizzazioni sui diritti dei lavoratori, ma anche gli imprenditori che lo trovano troppo morbido e incapace di portare cambiamenti significativi allo status quo.
Uno dei principali punti su cui la trattativa col Consiglio è stata più dura è la separazione tra la società che gestisce l’infrastruttura e le imprese ferroviarie, punto su cui non si è riusciti a trovare un accordo nonostante l’insistenza della democratica. In Italia, come nella maggior parte dei paesi Ue, le società proprietarie della rete e quelle proprietarie dei treni sono separate ma fanno capo alla stessa azienda statale, da noi le Ferrovie dello Stato. E questo crea una posizione di vantaggio sul mercato. Il compromesso raggiunto nel testo prevede che siano resi trasparenti tutti i passaggi di denaro tra le due aziende per individuare eventuali scorrettezze.
Un altro elemento che ha creato molti dissidi è la creazione di una authority, di un regolatore nazionale, che monitori la concorrenza e risolva i reclami in tempi rapidi (minimo 6 massimo 16 settimane). Inizialmente si puntava su un regolatore unico europeo, per garantire maggiore terzietà, ma ci si è dovuti accontentare di un regolatore nazionale con regole stringenti che impediscano conflitti di interesse (al momento ad esempio in Italia l’organo di controllo fa capo al ministero delle Infrastrutture, ovvero il proprietario della rete e di Trenitalia).
E così mentre i partiti della sinistra europea attaccano il testo affermando che servirà solo a rafforzare i monopoli di aziende come la Deutsche Bahn che gestisce gran parte del trasporto merci europeo e a indebolite i diritti dei lavoratori, la Confindustria non esulta ritenendo che la trattativa sia stata mal gestita dalla Serracchiani. Secondo gli imprenditori infatti il fatto che la relatrice si sia impuntata sulla separazione tra rete e servizi ha solo esasperato gli animi e reso più difficile il raggiungimento di un compromesso sull’unica riforma che avrebbe garantito una vera liberalizzazione del settore, ovvero l’istituzione di un regolatore europeo (che nel testo viene solo auspicata). Insomma il regolatore nazionale non convince perché la paura è che fatta la legge si trovi il modo di eluderla con lo Stato che metterà nei ruoli chiave dell’authority persone che indipendenti non lo saranno del tutto. La partita resta comunque aperta visto che a breve inizierà la discussione sul “Quarto Pacchetto Ferroviario” che include misure specifiche per l’apertura dei servizi del trasporto passeggeri, il rafforzamento dell’indipendenza e della governance dei gestori delle reti e l’estensione delle competenze e dei poteri di intervento dell’Agenzia Ferroviaria Europea.
Alfonso Bianchi