Secondo uno studio indipendente l’accordo porterebbe benefici soprattutto nel settore dei servizi
Ma i rappresentanti dei lavoratori: “Non sia la consacrazione del neoliberismo imperante”
Dieci milioni di posti di lavoro entro il 2020, sarebbe questo, secondo lo studio del Think Tank di Bruxelles “New Direction”, uno dei primi risultati dell’accordo di libero scambio che Stati Uniti e Unione europea stanno discutendo. I maggiori risultati potrebbero venire dal mercato dei servizi. “Questo settore, su entrambe le sponde dell’Atlantico, equivale a circa il 20% del Pil combinato di Usa e Ue. Più che l’agricoltura e il manifatturiero messi insieme. La rimozione delle barriere nei servizi sarebbe equivalente almeno a 50 anni di liberalizzazioni negli scambi di merci di Gatt e Wto” ha dichiarato Dan Hamilton, autore dello studio. Secondo il professore, direttore del Center for Transatlantic Relations alla Paul H. Nitze School of Advanced International Studies, della Johns Hopkins University: “Ci sono più investimenti europei in un unico stato degli Stati Uniti, come Indiana o la Georgia, di tutti gli investimenti degli Stati Uniti in Cina, Giappone e India messi insieme” e per questo “americani ed europei non hanno mai avuto un interesse maggiore nel reciproco successo economico”. Per questo, secondo Hamilton: “Bisogna forgiare una partnership che sia più strategica e dinamica di un tradizionale accordo di libero scambio. Gli ostacoli più importanti per una commercio transatlantico superiore sono ‘dietro il confine’, ovvero le differenze normative interne, piuttosto che ‘al confine’, ovvero le barriere commerciali”.
E proprio per discutere di questo accordo di libero scambio oggi si sono incontrati a Parigi i sindacati delle due sponde dell’Atlantico. Richard Trumka, presidente della statunitense AFL-CIO (American Federation of Labor and Congress of Industrial Organizations) e il segretario generale della Ces (Confederazione dei sindacati europei) Bernadette Ségol hanno dato il via a una campagna congiunta per assicurare che la “prosperità condivisa e la crescita sostenibile” siano i principi guida dell’accordo. “Gli obiettivi del libero scambio dovrebbero includere la piena occupazione, il lavoro dignitoso, e l’aumento del tenore di vita di tutti, non la consacrazione di austerità distruttiva, de-regolamentazione, o altre idee neoliberiste in primo piano negli ultimi anni” scrivono i sindacati in un comunicato congiunto. Per i rappresentanti dei lavoratori “un accordo commerciale di successo deve essere basato sulle migliori pratiche su ogni lato dell’Atlantico, in modo da avere un impatto positivo sui posti di lavoro e sulla crescita economica”.