L’invasione dei prodotti cinesi, il 58% di quelli a rischio provengono da lì
Il commissario alla Salute Borg minimizza: “È solo perché importiamo moltissimo da loro”
Per il rapporto Rapex le segnalazioni totali sono state 2.278 nel 2012, più 26% rispetto al 2011
Che l’invasione dei prodotti cinesi fosse ormai in atto da anni è cosa ben nota, ma vedere le percentuali di questo fenomeno è impressionante. Secondo quanto riportato dal commissario per la Salute e i consumatori, Tonio Borg, ben il 93% dei giocattoli importati nell’Ue provengono dalla Cina. Sono le cifre che emergono dal rapporto 2012 del Rapex, il sistema di informazione rapida dell’Ue a cui arrivano tutte le segnalazioni degli Stati membri che hanno adottato misure contro i prodotti pericolosi diversi dagli alimenti. In totale queste misure l’anno scorso sono state 2.278 (più 26% rispetto al 2011), il 58% delle quali riguardavano proprio prodotti provenienti dalla Cina.
Borg però tende a minimizzare il problema: “È una cosa normale se teniamo conto della legge di probabilità visto l’enorme volume di prodotti cinesi che entrano nel mercato europeo, loro sono tra i nostri principali partner commerciali, soprattutto per quanto riguarda i giocattoli”, i prodotti cioè che più sono soggetti a questo tipo di infrazioni perché sottoposti a regole più severe. Secondo il commissario questa è l’unica spiegazione e infatti ribadisce l’ovvio:“se avessimo meno importazioni avremmo meno segnalazioni” (anche se non esiste una legge naturale che dica che all’aumentare dell’import corrisponda inevitabilmente un aumento del pericolo. Basterebbe produrre cose non pericolose). D’altronde, aggiunge impassibile il maltese, “abbiamo rapporti di ottima collaborazione con le autorità di Pechino”. La paura di disturbare il potente partner commerciale fa sempre premio su tutto.
Se vediamo le statistiche complete ci accorgiamo chiaramente che non può affatto trattarsi soltanto di un problema di statistiche e percentuali. Come dicevamo il 58% delle segnalazioni di prodotti pericolosi riguardano quelli provenienti da Cina e Hong Kong, il 17% Stati dell’Ue e il 14% le altre nazioni. A questi numeri vanno aggiunti un 11% di prodotti la cui origine di produzione non è conosciuta, un problema anche questo molto grave e da non sottovalutare. “Insieme al commissario per l’Industria, Antonio Tajani, abbiamo già fatto una proposta di normativa sulla tracciabilità attraverso l’etichettatura. Quando sarà adottata tutti i prodotti non alimentari commercializzati nell’Unione dovranno essere etichettati con l’indicazione del Paese d’origine” dichiara Borg. Ma le resistenze non saranno poche secondo il commissario: “Per i critici sarebbe un attacco a mercato interno perché si saprebbe se una cosa è stata prodotta nel paese X o Y” influenzando i consumi.
Alfonso Bianchi
Per saperne di più:
– Scarica il rapporto Rapex completo