Costruire un vero “Partito europeo” partendo dai territori, basta ai dirigenti scelti per cooptazione
E’ questa la scommessa che Gianni Pittella, un medico che ha scelto la politica, mette sul tavolo con la sua candidatura alla guida del Partito Democratico. Il politico lucano è al secondo mandato come Primo vicepresidente del Parlamento europeo del quale fa parte dal 1999, ed ora ha deciso di tentare di prendere la guida del suo partito al prossimo congresso di ottobre, che dovrà essere “aperto, capace di riprendere il rapporto con i cittadini, non dando l’idea di un gruppo dirigente chiuso”, spiega.
L’Europa come valore primo della sua candidatura?
“Sì, voglio porre l’Europa al centro e voglio però anche costruire un partito europeo come organizzazione, guardando cioè alle ‘best practice’ degli altri partiti del Continente, valorizzando la trasparenza, il ruolo sul territorio. Voglio europeizzare il Pd. Ma questo non vuol dire accettare supinamente tutto quello che viene da Bruxelles: il Fiscal compact, ad esempio, va letto in maniera più flessibile di come si sia fatto sino ad oggi, a Enrico Letta dico che dobbiamo usarlo con intelligenza, dando ai paesi il tempo di realizzare le riforme senza strangolare i cittadini. E questo lo si può fare, ma lo si deve volere”.
Dove bisogna intervenire per far ripartire l’Unione?
“L’Ue è in una depressione profonda, non competiamo più. I problemi, oramai è chiaro, non si risolvono con politiche lacrime e sangue, e il debito pubblico non si è ridotto. Io sono un sostenitore delle teorie di Keynes, alla crisi si risponde con investimenti pubblici in infrastrutture, nelle reti, nella formazione e insieme a questo bisogna anche lanciare gli eurobonds. E’ necessario intervenire anche sul piano istituzionale, con un presidente della Commissione indicato dai partiti politici europei sui una piattaforma europea ed eletto dai cittadini. Bisogna politicizzare l’Europa per darle una più solida legittimità, e per questo chiedo che il Parlamento che sarà eletto nel 2014 sia un Parlamento costituente”.
Ma l’Europa può bastare per vincere?
“Io ce la metterò tutta, mi candido per vincere, e naturalmente non è solo questo il mio apporto al dibattito nel Pd, però voglio che l’Europa arrivi e si mantenga al centro dell’attenzione del Congresso e delle azioni del partito nel futuro. La mia candidatura imporrà di farlo, comunque vada poi”.
Il suo partito in questi ultimi mesi ha dimostrato che il suo problema non è la molta o la scarsa attenzione a Bruxelles, ci sono questioni interne ben più profonde, che ne mettono in discussione, secondo alcuni, anche l’esistenza in vita…
“Lo so bene. Per questo chiedo un congresso aperto, che punti a riprendere il rapporto con i cittadini e che non dia l’idea di un gruppo dirigente chiuso in se stesso che di fatto agevola la diaspora. Vedo con piacere che intanto sta sfumando l’idea del “reggente candidato”, un nome scelto nel partito che poi si candida anche alla segreteria, è una cosa che non esiste in natura… Rischiamo di fare la fine che abbiamo fatto con Mario Monti, che da premier tecnico è diventato un competitor elettorale”.
Per l’Italia qual è il suo progetto?
“Voglio creare un nuovo “Patto di convivenza”, partendo dal Mezzogiorno, che resta una questione centrale del nostro Paese, che non potrà andare davvero avanti finché non l’avrà risolta. E’ lì l’area di maggiore potenziale espansione economica, e dunque voglio fare una battaglia per un paese unito che valorizzi tutte le risorse, da Nord a Sud. Nel Mezzogiorno in particolare serve una nuova classe dirigente che io chiamo quella della ‘giovinezza dei cervelli’, che certo non dipende dall’anagrafe. Bisogna selezionare i dirigenti del partito partendo dai territori, che devono decidere le candidature, gli amministratori locali devono avere più potere nel Partito. Per questo dico anche ‘no’ al listino nazionale: chi vuol guidare questo Partito deve dimostrare di avere il consenso. Voglio un partito delle competenze e dell’esperienza, che troviamo nelle imprese, le università… Voglio un partito dove si possa riconosce chi, singolo o associazione ha idee nuove, chi pensa al futuro”.
Lor