A Bruxelles conferenza di Verdi e Amnesty per chiedere alla politica di fare qualcosa
Claudia, cacciata dalla sua casa in Romania: “Nelle nostre vene scorre il vostro stesso sangue”
Mentre a Roma si discute e polemizza sulla partecipazione dei Rom alle primarie, al Parlamento Europeo si cercano soluzioni per un progetto di inclusione. Durante la conferenza organizzata dal gruppo dei Verdi, con la partecipazione di Amnesty International, diverse sono state le testimonianze delle condizioni disumane in cui sono costrette a vivere i rom in diversi Paesi: la Repubblica Ceca, la Slovacchia, l’Ungheria, Italia, Romania. Vite in baracche senza luce, insulti, violenze, stupri, nessun accesso all’istruzione
Claudia Greta è una dei centocinquanta rom espulsi da un campo della Romania nel 2010 in giorni in cui il freddo aveva raggiunto meno venti gradi. La sua comunità da quel momento ha iniziato una battaglia per i diritti dei gitani. Settantasei famiglie furono sgombrate dalla polizia, tutto quello che avevano è stato messo in sacchi della spazzatura, eppure avevano pagato l’affitto per venti anni. Le nuove abitazioni che gli sono state assegnate sono di sedici metri quadri, per famiglie di dieci o addirittura quindici persone, costrette a vivere senza cucina. Un bagno ogni quaranta persone. Alcuni per protesta non hanno firmato questo contratto ed è stato dato loro un appezzamento di terra su cui a loro spese hanno costruito delle baracche. I nomadi sono costretti in una zona lontana da qualsiasi centro, senza alcun riconoscimento, i bambini sono insultati tutti i giorni a scuola. Claudia chiede giustizia, casa, lavoro stabile e conclude: “Nelle nostre vene scorre lo stesso sangue, anche noi siamo persone”
I racconti son proseguiti con Iveta Horvàtovà, proveniente da un Paese diverso, la Repubblica Ceca, ma con una storia simile. Iveta ha sottolineato la differenza nel suo Paese tra scuole di serie A, dove la maggioranza dei bambini sono della popolazione locale, e scuole di serie B, dove invece i bambini sono in grandissima percentuale Rom. Tra le due scuole i programmi scolastici e la qualità sono profondamente differenti. Ai piccoli gitani non vengono date la cura e l’attenzione necessarie per permettergli di avere un futuro lavorativo basato su qualificate competenze. Ma nelle scuole di “serie A” i Rom non ci possono andare, perché sarebbero discriminati, non capiti, esclusi, insultati dai compagni. Iveta conclude “io sono nata, vivo e morirò come zingara “.
Durante l’iniziativa è intervenuto anche un ragazzo dal pubblico, ha detto solo poche frasi, lui è stato terrorizzato, seguito, aggredito, stuprato, ma la polizia quando è intervenuta gli ha solo offerto un fazzoletto per il sangue, mentre lui aveva in corso un’emorragia cerebrale. La sua testimonianza è durata solo pochi minuti, ma ha creato il silenzio e un’incredibile solidarietà nella sala.
In Ungheria i rom subiscono continue violenze da organizzazioni paramilitari, vengono indicati come animali senza diritto di esistere, eppure i partiti legati a queste organizzazioni (come Jobbik che ha tre deputati al Parlamento europeo) ricevono fondi pubblici Ue, hanno denunciato gli attivisti per i diritti rom, soldi che vengono poi utilizzati per accrescere l’odio razziale.
Mirabela Margelu, rom che vive in Francia, ha sostenuto con fermezza che lei questa volta non vuole sentire solo parole, desidera avere nei prossimi mesi delle soluzioni concrete perché dietro alle sofferenze di un popolo di dodici milioni di persone si è creato, a parer suo, anche un business di organizzazioni che non si impegnano realmente nella lotta per i diritti.
Per Kinga Goncz del gruppo dei Socialisti e Democratici e Hèléne Flautre, dei Verdi è importante che i rom abbiano sempre più voce nelle decisioni politiche come parte attiva, che si candidino a deputati, sia nelle amministrazioni locali che europee, perché è solo seguendo il loro punto di vista che si può trovare una soluzione. Il 2013 è l’anno del cittadino europeo, ma anche i Rom sono cittadini europei.
Irene Giuntella
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