In vista delle elezioni di settembre per il rinnovo del Bundestag nasce il partito per l’uscita dall’euro. Merkel cerca il terzo mandato, ma si profila all’orizzonte l’ombra della grande coalizione
Il 22 settembre, tra meno di sei mesi, in Germania si voterà per rinnovare il Bundestag ed eleggere il nuovo cancelliere. Un voto nazionale, certo. Ma anche un voto per l’Europa che, dopo la sonora bocciatura ottenuta da Mario Monti in Italia, vedrà sul banco di prova una delle più strenue sostenitrici delle politiche di austerity dell’Unione: Frau Angela Merkel.
Per lei una rielezione significherebbe uno storico terzo mandato alla guida della Germania. Un risultato che la renderebbe l’unico leader europeo ad avere resistito indenne alla crisi economica mondiale. In molti, vista la grande popolarità personale di cui gode la cancelliera, credono che la riconferma sia possibile. Ma la partita da giocare nei prossimi mesi non si preannuncia semplice.
Le due principali forze in campo saranno, secondo lo schema classico, da un lato i conservatori moderati della Cdu (Unione cristiano democratica) di Angela Merkel e dall’altro i socialdemocratici della Spd, che hanno scelto come candidato premier Peer Steinbrück, esponente dell’ala liberale del partito. A fianco dei conservatori il Partito liberale democratico (Fdp), mentre nella coalizione di centrosinistra ci sono anche i Verdi, dati dai sondaggi in consistente ascesa. Già sostanzialmente rientrata la novità del partito dei Pirati tedeschi che dopo avere promesso di portare scompiglio, rischia ora di non arrivare nemmeno a superare lo sbarramento del 5% necessario per entrare in parlamento.
All’orizzonte si affaccia però una nuova forza politica apertamente anti-euro che potrebbe costituire un test interessante per la tenuta della moneta unica in Germania. “Alternativa per la Germania” (Alternative für Deutschland, Afd) è formato da economisti e imprenditori, stanchi dei salvataggi dei Paesi europei in difficoltà con i soldi dei contribuenti tedeschi. Non solo: il partito sogna anche, come recita il suo slogan, “la fine di questo euro” e il ritorno al marco. Ancora è presto per dire se si rischia un effetto Grillo o se il partito, che ha annunciato la sua convention di debutto a Berlino il 13 aprile, non riuscirà nemmeno ad entrare in Parlamento. Un sondaggio del settembre scorso dava però due tedeschi su tre a favore di un ritorno alla vecchia moneta e così c’è molta attenzione a non sottovalutare la pericolosità degli euroscettici.
Proprio i temi europei sono centrali nella campagna elettorale in corso. Se da un lato Merkel può sicuramente vantare la buona tenuta del Paese di fronte alla crisi, la solidità economica, la bassa disoccupazione e il peso crescente della Germania nell’Unione, dall’altro lato gli avversari la attaccano sulla gestione della crisi cipriota. I socialdemocratici indicano Nicosia come esempio del fallimento della politica europea della cancelliera e la accusano di essere la principale responsabile del disastro economico in corso.
Intanto un segnale preoccupante per Frau Merkel è arrivato dalle elezioni di gennaio in Bassa Sassonia, dove i socialdemocratici hanno prevalso sulla coalizione di centrodestra. Gli analisti le considerano una prova generale di quelle del 22 settembre. Per il momento, a livello nazionale, i sondaggi continuano a dare in vantaggio la coalizione di centrodestra ma, complici i liberali in forte calo (potrebbero addirittura non superare la soglia di sbarramento) e i verdi in forte ascesa (dati per stabili al 15%), Merkel rischia di non avere in ogni caso la maggioranza per potere governare tranquillamente. Per questo c’è già chi parla di una nuova grande coalizione, come nel 2005. Il leader del centrosinistra, Steinbrück esclude questa possibilità ma la partita si giocherà nei prossimi cinque mesi.
Letizia Pascale