La Presidenza irlandese vuole un accordo sulla nuova della Politica agricola comune per giugno
De Castro (S&D): “Dei passi avanti e qualche arretramento ma buon inizio”. Esulta la Coldiretti
La Presidenza di turno irlandese è determinata a portare a casa la riforma della Politica agricola comune (Pac). Questa notte i ministri dell’Agricoltura dei Ventisette hanno trovato un accordo sulla loro posizione e ora può avere finalmente inizio il cosiddetto “trilogo”, ovvero i negoziati tra Consiglio dell’Ue, Commissione europea e l’Europarlamento, che ha votato la sua posizione la settimana scorsa in plenaria. Il compromesso è stato raggiunto a maggioranza qualificata, con il sostegno di 25 paesi su 27, soltanto Slovenia e Slovacchia “non sono state nelle condizioni di sottoscrivere”, e questo dà comunque un mandato forte alla presidenza.
“È stato un successo, ma questa è solo una tappa intermedia – ha spiegato il ministro irlandese Simon Coveney, che ha gestito le trattative tra gli Stati – Ora esorto i partecipanti delle tre le istituzioni a raddoppiare gli sforzi per arrivare a una conclusione entro la fine del mese di giugno”. Dublino ci tiene molto a concludere la pratica prima dell’inizio del semestre Lituano, e a potersi così attribuire l’eventuale successo. I negoziati inizieranno l’11 aprile, in calendario ci sono già ben 30 incontri in 3 mesi.
Le proposte di Consiglio e Parlamento non sono molto lontane e questo fa ben sperare, è stata accolta ad esempio la richiesta dell’Aula di avere maggiore flessibilità, sia per quanto riguarda i pagamenti diretti, per permettere agli Stati di gestire e distribuire meglio i fondi, sia per quanto riguarda il “greening”, le politiche ambientali, per quanto riguarda la diversificazione delle colture a seconda della dimensione aziendale.
L’Itala al momento può dirsi soddisfatta, a negoziati ancora in corso il ministro Mario Catania aveva parlato di “un quadro complessivo quasi ottimale”. Il nostro Paese giudica positivi i compromessi sul greening, sulla definizione di ‘agricoltore attivo’ e sulla flessibilità interna, mentre ha alcune perplessità su questioni ritenute “di seconda linea”, come il miglioramento del sistema degli aiuti accoppiati, la questione delle quote di produzione dello zucchero. Su quest’ultimo punto Catania ha espresso la sua “perplessità” alla proroga del regime delle quote, che “non è una questione di poco conto” ha detto. Roma vorrebbe infine l’innalzamento del tetto del contributo pubblico per la gestione del rischio dal 65% all’80%, si tratta dei contributi alle assicurazioni per danni al settore dovuti ad eventi naturali o a crisi del mercato. Il livello dell’80% è già previsto per il vino, l’Italia vorrebbe estenderlo anche alle altre produzioni.
“Il compromesso raggiunto ieri sera dal Consiglio dei ministri agricoli mostra qualche passo in avanti e qualche arretramento, ma è un passaggio fondamentale per la riforma della Pac” ha commentato Paolo De Castro (S&D), presidente della Commissione Agricoltura dell’Europarlamento. Per De Castro il testo del Consiglio è una buona base per cominciare le trattative, anche se rimangono alcune perplessità. “In un momento in cui è necessario per l’Europa puntare con decisione sul ricambio generazionale, sembra contraddittoria la decisione sulla volontarietà del regime di sostegno sui giovani agricoltori che il Parlamento ha sempre difeso con forza come obbligatorio” ha affermato De Castro, che ha criticato anche la facoltatività del tetto ai contributi alle aziende agricole, che per Strasburgo dovrebbe essere fissato a 300mila (escluse le cooperative) dappertutto, mentre per i Ventisette ciascuno Stato deve decidere se metterlo in atto o meno.
“La nostra priorità è la semplificazione amministrativa e la trasparenza, e questo sarà il nostro linea rossa nei negoziati”, ha aggiunto Giovanni La Via (Ppe), relatore per la gestione di finanziamento. La Via si rammarica “del fatto che il Consiglio vuole applicare ulteriori sanzioni per gli agricoltori che non saranno in grado di applicare le misure ecologiche obbligatorie”, punto su cui il capodelegazione del Pdl, nella proposta dell’Aula, aveva chiesto misure per distinguere tra una inadempienza, che potrebbe essere facilmente corretta, e un vero e proprio tentativo di frode.
E gli stessi agricoltori sembrano apprezzare il modo in cui stanno andando avanti le cose a Bruxelles. “Le modifiche apportate alla definizione di agricoltore attivo rappresentano un passo in avanti per riorientare le minori risorse disponibili, premiando chi vive e lavora di agricoltura, le attività rivolte alla produzione di cibo, nonché alla sostenibilità ambientale” ha affermato il presidente della Coldiretti, Sergio Marini. “Siamo fiduciosi – ha concluso Marini – che il Parlamento Europeo nei negoziati saprà migliorare un’intesa globale positiva che combatta anacronistiche rendite fondiarie. Ci aspettiamo anche impegni positivi per le diverse questioni che ancora non hanno trovato risposte adeguate alle esigenze della nostra agricoltura”.
Alfonso Bianchi
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