Sei miliardi dal 2014 al 2020 per assicurare lavoro o formazione a 4 mesi dalla fine della scuola
Il commissario agli Affari sociali Andor: “Ma c’è bisogno anche di uno sforzo da parte degli Stati”
Peggio di così sembrava impossibile fare, eppure per la disoccupazione giovanile in Italia i risultati negativi sembrano non finire mai. A gennaio, secondo i dati provvisori dell’Istat, il tasso di disoccupazione per i 15-24enni è schizzato ancora verso l’alto. E di molto. Dal 37,1% di dicembre 2012 si è arrivati al 38,7% di inizio 2013. Una percentuale alta, altissima. Come non se ne erano mai viste dall’inizio delle serie storiche dell’Istat, nel 1992.
Un’emergenza non solo italiana. In Europa quasi un giovane su quattro è senza lavoro, per non parlare di Grecia e Spagna dove la disoccupazione giovanile supera la soglia del 50%. Una battaglia da combattere, a colpi di formazione professionale e apprendistato secondo il Consiglio Ue, che ha trovato un accordo sulla creazione di sistemi di garanzie. Il meccanismo prevede che tutti i giovani, entro quattro mesi dalla fine della scuola, si vedano offerti un lavoro, un tirocinio, una formazione o un nuovo percorso educativo. Parte del finanziamento sarà sostenuto da fondi comunitari: Bruxelles ha previsto appositamente 6 miliardi in più per il periodo 2014-2020. La metà di questi arriverà dal Fondo sociale europeo, l’altra da una linea di bilancio dedicata all’occupazione giovanile.
Un programma da attuare il prima possibile, preferibilmente a partire già dal 2014, come ha chiesto agli Stati membri il Presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso. “Troppi giovani europei si chiedono se potranno mai trovare un posto di lavoro o avranno la stessa qualità della vita dei genitori – ammette il presidente – e hanno bisogno di risposte da noi”.
“È di cruciale importanza che gli Stati membri attuino misure per fare diventare realtà il piano di garanzie per i giovani”, ha sottolineato anche il commissario Ue agli Affari sociali, Lazslo Andor, che ricorda: “I fondi europei possono aiutare ma i Paesi devono anche investire i propri soldi per evitare costi più alti in futuro”.
“La Garanzia è un buon primo passo per promuovere politiche specifiche” commenta Daniel Puglisi, co-fondatore del gruppo Giovani Italiani Bruxelles. Un sistema di garanzie era anche uno dei punti dell’appello lanciato dal gruppo al futuro governo alla vigilia delle elezioni. Oggi, vista l’incerta situazione politica, azioni concrete in tempi rapidi sembrano ancora più difficili: “Non sappiamo se e quando ci sarà un governo – afferma Puglisi – ma qualunque sia, gli chiediamo un impegno forte in favore dei giovani: non servono sussidi, basterebbe togliere gli ostacoli sulla nostra strada”. Se l’Italia dovesse perdere anche questa occasione di usare una parte del Fondo Europeo per aiutare i giovani, avverte il gruppo di Bruxelles, “ci manderebbe il messaggio che non siamo una priorità e che non ha intenzione di fare nulla per fermare questa fuga di massa della nostra generazione verso l’estero”.
Letizia Pascale