Tra materia prima, manodopera e trasporto il centesimo di euro ci costa più di quanto vale
Finlandia e Olanda li hanno eliminati, mentre in Italia non se n’è nemmeno discusso
Il Canada ha detto addio al Penny e dal 4 febbraio la zecca reale ha smesso di produrre le storiche monetine bronzate, risalenti al lontano 1858. Il motivo di questa decisione è semplice e pragmatico: erano troppo care. Per effetto dell’inflazione il loro valore di acquisto era sceso al punto che, nel 2012, la produzione di un penny costava allo Stato 1,6 centesimi di dollaro. Mandando in pensione le monetine il governo prevede un risparmio di 11 milioni di dollari all’anno.
Sembra che anche i nostri centesimi di euro costino più di quanto valgano, ma con 17 Stati che producono le proprie monete la situazione si complica. Né la Zecca, né il Ministero del Tesoro vogliono rendere pubblici i prezzi effettivi di produzione delle monetine di piccolo taglio per l’Italia. Fonti del ministero dell’Economia, in tutta onestà, ci hanno spiegato che “si tratta di dati troppo sensibili”, soprattutto se l’intenzione è di compararli con quelli delle produzioni in altri Paesi.
Ad ogni modo, le stesse fonti hanno confermato che se il costo della materia prima è nettamente minore rispetto al valore della moneta, il lavoro finale è fatto in remissione rispetto al costo di signoraggio. Ciò significa che nessuno potrà rivendere il rame delle monete e guadagnarci sopra, ma, una volta che vi si aggiungono fattori come la manodopera ed il trasporto, i centesimi di euro ci costano più del loro valore nominale.
Insomma sono cari, e a quanto pare non sono nemmeno indispensabili. Due paesi dell’Euro zona hanno già rinunciato a queste “inutili” monetine. In Finlandia, per legge, poco dopo l’introduzione dell’Euro, si è deciso di non produrne e anche in Olanda si è raggiunto un accordo tra le parti interessate: in entrambi i Paesi i prezzi sono stati rigorosamente arrotondati, per eccesso o per difetto, ai 5 centesimi di euro. Se ci andate in viaggio e volete pagare con le vostre minuscole monetine, avete il diritto di farlo, ma non troverete un solo centesimo finlandese nel resto che vi daranno i negozi. Viste le tendenze di certi Paesi membri anche Bruxelles ha detto la sua in proposito: la Commissione Europea ha adottato una raccomandazione dove chiede agli Stati di evitare certe regolamentazioni perché potrebbero portare ad un sovrapprezzo per i pagamenti effettuati in contanti.
E così mentre il Canada ha saputo farsi i conti in tasca e ha abbandonato il penny, in Europa, a parte qualche eccezione, il centesimo è ancora ritenuto necessario. In Italia, un Paese dove il parroco di Atella ha chiesto di non metterli nemmeno nelle offerte, perché tanto lui “li butta via”, l’idea di abbandonare la produzione di queste monetine più care che utili, “non è stata nemmeno presa in considerazione”.
Camilla Tagino