La Commissione europea vara il nuovo pacchetto per la tutela dei consumatori. Tutti i prodotti dovranno dire da dove provengono, anche quelli comprati sul web. Coldiretti: Norma va estesa anche agli alimenti
Aste on-line, negozi multimediali, compravendita in rete: l’e-commerce diventa ancor più sicuro. Popolo degli internauti, buona spesa. La Commissione europea presenta il nuovo pacchetto per la sicurezza dei consumatori e il controllo dei mercati, tra cui quello telematico. Presentata dal vicepresidente della Commissione Ue responsabile per l’Industria, Antonio Tajani, la nuova regolamentazione – rivolta ai beni commerciali non alimentari – prevede l’obbligo, per produttori e distributori, di indicare l’origine della merce sempre e comunque, a seconda che sia realizzata dentro o fuori i confini dell’Unione europea. Tutto ciò che è immesso nel mercato unico, quindi, dovrà contenere informazioni circa la provenienza del prodotto. Nelle vetrine vere e proprie come in quelle su internet.
In caso di origine comunitaria, i produttori potranno scegliere se scrivere ‘made in Ue’ o se invece apporre il marchio ‘made in’ relativo al paese membro di fabbricazione. Nel caso di paesi terzi, si dovrà dire precisamente da quale paesi provenga la merce, mentre per quei prodotti costituiti da componenti di diversa provenienza, farà fede il codice doganale attualmente in vigore (in base al quale il prodotto è realizzato nel paese dove è stata compiuta la lavorazione principale e/o più significativa). Tutti i componenti extra-comunitari di prodotti riportanti il marchio ‘made in’ dovranno essere rispondenti ai requisiti di sicurezza dell’Ue. Acquistare su eBay, pixamania, thomann, jaalia.com e sui tanti e-shop presenti in rete diventa dunque ancor più sicuro e affidabile.
“La maggior parte dei prodotti venduta in Europa è sicura, ma non sempre è così”, mette in guardia Antonio Tajani. “Nel 2011 il sistema di allarme rapido dell’Ue, Rapex, è stato attivato 1.556 volte”, e ha interessato prodotti tessili, giocattoli, prodotto tecnologici. Da qui la necessità di nuove regole che possano garantire acquisti più consapevoli e più sicuri. Un principio da applicare in tutti i campi. L’obiettivo della Commissione Ue è avere in vigore le nuove regole dal 2015. “Tutta la catena è responsabile”, sottolinea Tajani. “Questo implica necessariamente il coinvolgimento della compravendita on-line”. Internauti, tenetevi pronti e occhio agli affari che fate in rete: a breve dovrete cliccare solo sui prodotti con l’indicazione “made in”.
La proposta della Commissione “rappresenta un importante passo in avanti per rafforzare la protezione dei consumatori e la tracciabilità dei prodotti”, sostengono in una nota congiunta gli eurodeputati Cristiana Muscardini (Conservatori e Social Riformatori), Gianluca Susta (Pd) e Niccolò Rinaldi (Idv), da anni impegnati nel Parlamento europeo a difesa del dossier “made in”. “In questo contesto – continuano Muscardini, Susta e Rinaldi – apprezziamo particolarmente l’introduzione, all’interno del regolamento sulla sicurezza dei prodotti di consumo, di una disposizione specifica sull’indicazione obbligatoria del paese di origine valida sia per i prodotti UE che extra-UE”.
“Auspichiamo con forza che tale proposta possa ricevere il sostegno convinto del Consiglio, oltreché del Parlamento europeo, e crediamo che tale proposta della Commissione europea sia frutto anche della battaglia costante condotta da anni proprio dal Parlamento europeo a favore dell’informazione ai consumatori, della tracciabilità dei prodotti e della non discriminazione tra imprese europee ed internazionali”.
La proposta legislativa sul “made in”, prima del blocco subito in Consiglio, era stata approvata nell’ottobre 2010 a stragrande maggioranza dal Parlamento europeo e come solo un mese fa l’Assemblea di Strasburgo sempre a stragrande maggioranza ha approvato una risoluzione che chiedeva alla Commissione europea di continuare a credere in questo dossier.
“Sono soddisfatto che, ad un mese dalla nostra votazione a Strasburgo, la Commissione europea abbia adottato un nuovo regolamento sul ‘Made in’, su cui mi auguro che i Paesi nordici, questa volta, non facciano resistenza”. L’eurodeputato toscano Eld Claudio Morganti ha commentato positivamente l’adozione di nuove misure a favore della tracciabilità dei prodotti manifatturieri, da parte della Commissione europea, riferendosi, in particolare, alla risoluzione votata lo scorso gennaio in plenaria, in cui gli europarlamentari chiedevano l’intervento immediato dell’Esecutivo Ue, dopo che la stesso aveva cassato il precedente regolamento sul “Made in”. “È ora – ha concluso Morganti ricordando il sequestro odierno a Prato di tessuti contraffatti – che le Istituzioni europee intervengano con delle norme a tutela del consumatore, contro la concorrenza sleale dei Paesi terzi, che sta uccidendo l’imprenditoria onesta e le eccellenze territoriali del nostro Paese”.
Dall’Italia Ermete Realacci, responsabile della green economy per il Pd, afferma che “la decisione della Commissione Ue, va nella giusta direzione per la difesa della qualità del made in Italy. L’indicazione dellorigine dei prodotti, per altro, è una richiesta che da sempre viene avanzata dall’Italia. Speriamo che il nostro Paese e gli altri Stati membri mettano in pratica le nuove indicazioni già prima del 2015”.
“Ringraziamo sentitamente il Vice Presidente Tajani per il grande lavoro svolto per il Made in che impatta fortemente sull’industria manifatturiera oltre che sull’attivazione di un’importante azione di Sorveglianza di Mercato e sulla Conformità dei prodotti a livello Europeo – afferma Sandro Bonomi, Presidente di ANIMA/Confindustria e neoeletto Presidente di Orgalime, Federazione Europea della meccanica, elettrica ed elettronica – è un primo importante passo verso la tutela delle produzioni manifatturiere europee e italiane in particolare. Riteniamo questa misura indispensabile anche per fare in modo che la meccanica raggiunga l’obiettivo del 20% di PIL Europeo entro il 2020 come il Presidente Barroso ha indicato lo scorso 29 novembre a Bruxelles”,
“E’ necessario estendere l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza ‘Made in’ anche per i prodotti alimentari dove sono più rilevanti i rischi di frodi e inganni come conferma per ultimo la vicenda della carne di cavallo spacciata per manzo”. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare le nuove misure adottate dalla Commissione Europea. “Le emergenze alimentari dovute alle sofisticazioni – sottolinea la Coldiretti – sono costate solo in Italia almeno 5 miliardi negli ultimi dieci anni, dalla mucca pazza all’aviaria, dal latte cinese alla melamina al grano canadese contaminato dall’ocratossina fino alla carne di maiale irlandese alla diossina che è stata trovata nei mangimi e negli allevamenti in Germania. Eppure si procede con estrema lentezza anche per effetto della pressione delle lobby”.
L’ETICHETTA CON L’ORIGINE SULLE TAVOLE DEGLI ITALIANI
Cibi con l’indicazione di provenienza | E quelli senza |
Carne di pollo e derivati | Pasta |
Carne bovina | Carne di maiale e salumi |
Frutta e verdura fresche | Carne di coniglio e cavallo |
Uova | Frutta e verdura trasformata |
Miele | Derivati del pomodoro diversi da passata |
Passata di pomodoro | Formaggi |
Latte fresco | Derivati dei cereali (pane, pasta) |
Pesce | Carne di pecora, agnello |
Extravergine di oliva | Latte a lunga conservazione |