I dipendenti delle istituzioni europee temono per i loro salari. Se anche la Commissione e il Consiglio, il Parlamento meno, da un paio di anni non fanno altro che chiedere ai governi nazionali di stringere la cinghia, se anche i salari dei dipendenti pubblici nazionali sono stati tagliati un po’ ovunque, i dipendenti pubblici di Bruxelles non si sentono coinvolti e sciopereranno, il prossimo 8 novembre, contro i possibili tagli al bilancio che potrebbero pesare sui loro salari. Ora, il diritto dei lavoratori a combattere per proteggere il proprio salario è sacrosanto, sia se per fare il guardaportone si guadagnino 800 euro al mese sia che se ne guadagnano 4.000. Però non si capisce perché la crisi economica, che esiste, non dovrebbe in qualche modo coinvolgere tutti i dipendenti pubblici, come, infatti, prevedono le norme sui salari dei dipendenti delle Istituzioni. Soprattutto dovrebbe coinvolgere chi chiede agli altri di sacrificarsi. Altrimenti sembra che il sacrificio degli altri sia chiesto per proteggere i propri livelli di vita. La Commissione è già stata redarguita pesantemente dai governi perché, in un suo documento sulle revisioni salariali, a quanto pare ha negato che esista la crisi, così scrivono i governi dei ventisette. “Lo studio presentato dalla Commissione – dicono i governi – non riflette il serio ed improvviso deterioramento nella situazione economica e sociale dell’Unione, come i dati economici noti affermano, come fa anche l’ Annual Growth Survey 2011 and 2012 della Commissione”.
Questa testata è fortemente europeista, questa testata è saldamente schierata nella difesa dei diritti dei lavoratori, questa testata non contesta i salari dei dipendenti delle istituzioni europee, che sono molto più altri di quelli italiani, a parità di livello, ma non di quelli britannici o olandesi. Per questo siamo molto preoccupati da questo atteggiamento, almeno per come viene comunicata all’esterno questa situazione. Perché l’Europa è in bilico, chiunque può vederlo, e alimentare sentimenti antieuropei non giova ai cittadini europei e ancor meno a quei cittadini che nelle istituzioni lavorano e che sarebbero i primi a perdere il posto di lavoro se l’Unione saltasse.