Popolari, liberali e socialisti del Parlamento europeo stanno già cancellando la novità dell’elezione “diretta” del presidente della Commissione europea da parte dei cittadini. In un accordo raggiunto a Bruxelles i leader dei tre partiti europei hanno già deciso che si consulteranno solo tra loro tre per indicare il candidato al Berlaymont. Niente centrodestra, centrosinistra, maggioranza o opposizione, il rischio è il solito compromesso tra le forze maggiori, sostenute dal terzo convenuto, i liberali, che si preparano a essere della partita per avere la loro fetta di torta. Così non va. Così è turlupinare gli elettori e restare al Parlamento che è sempre stato, gestito nel compromesso tra chi dovrebbe essere alternativo, tagliando così sin dal principio le gambe all’unica istituzione europea eletta direttamente dai cittadini: Le promesse che sentiremo in campagna elettorale già da oggi son carta straccia.
In un comunicato congiunto i presidenti dei tre gruppi Joseph Daul, Hannes Swoboda e Guy Verhofstadt (che sarebbe anche candidato liberale alla presidenza della Commissione, ma che si arrende prima ancora di partire) spiegano di aver raggiunto “un impegno” (che taglia fuori tutte le altre forze politiche) “per un dialogo da avviare il più presto possibile dopo le elezioni per determinare il candidato alla presidenza della Commissione che sia in grado di avere la necessaria maggioranza in Parlamento”. E’ dunque come prima, nulla di nuovo, i due partiti maggiori, con la coda dei liberali pur in caduta libera nei sondaggi, che fanno e disfano, senza alcun rispetto per la scelta offerta da loro stessi agli elettori che, magari, preferirebbero uno schieramento di centrodestra o di centrosinistra, o di centro, ma non l’inciucio. Un inciucio talmente istituzionale da essere annunciato alla stampa dal portavoce del Parlamento, quasi fosse un atto ufficiale dell’Assemblea.
I tre tentano di salvare la faccia dicendo che “il candidato del gruppo più grande sarà il primo a tentare di trovare la maggioranza”, ma in realtà vuol dire che ci si organizza da soli, e volontariamente i tre si legano a se stessi, precludendo altre possibili maggioranze.
Una presa in giro, ed hanno ragione i Verdi europei che con Daniel Cohn-Bendit denunciano che questo accordo “conferma che, smentendo tutte le promesse che queste elezioni saranno diverse, Ppe, S&D e Alde difendono finché possono la loro tradizione di contrattare tra di loro, perché il bottino sia sempre nelle loro mani”. Anche Monica Frassoni, co-presidente europea dei Verdi è arrabbiata: “è inaccettabile che i gruppi socialista e liberale facciano un accordo con il centrodestra… è un atto decisamente ipocrita”.
Lorenzo Robustelli