Bene tutte le misure annunciate del Governo su lavoro, anticorruzione, riforme, ma la bestia nera resta il debito e i risultati che non arrivano
Con pazienza la Commissione europea per la terza volta in un paio di anni prende atto delle intenzioni di riforma e di risanamento presentate dal un governo italiano, e per la terza volta ricorda che però Roma deve rispettare i suoi impegni.
Oggi, forse, Simon O’Connor, portavoce di Olli Rehn, ha voluto mostrare un po’ più di entusiasmo per le promesse fatte ieri da Mattero Renzi di quanto abbia fatto in passato, ma il succo è sempre lo stesso: dovete fare le cose e, come dimostra anche il bollettino della Banca centrale europea di oggi, siete in grave ritardo.
Dunque a Bruxelles hanno “preso atto di una lunga serie di annunci da parte del Primo Ministro”, e c’è motivo di essere soddisfatti: “le azioni proposte in materia di riforme istituzionali e strutturali sono benvenute, anche se saremo in grado di valutare questi in profondità solo una volta che saranno tradotte in atti legislativi”. Le vogliamo vedere approvate dal Parlamento, spiega O’Connor. E’ piaciuto l’impegno “di snellire il processo decisionale, anche chiarendo le responsabilità tra i diversi livelli di governo”, ma anche la decisione di “nominare un’autorità anti-corruzione, e di accelerare la liquidazione degli arretrati del debito della Pubblica amministrazione”. Bene, ovviamente, anche “l’intenzione del governo di ridurre il cuneo fiscale sul lavoro principalmente attraverso i risparmi che saranno identificati dalla spending review”.
Però, attenzione: “nel contempo – ha ammonito O’Connor – ricordiamo la necessità per l’Italia di rispettare gli impegni assunti nell’ambito del Patto di stabilità e di crescita, soprattutto in considerazione del suo elevato debito pubblico”. L’Italia, ha ricordato “è tenuta a concentrarsi sul raggiungimento del proprio obiettivo a medio termine di un bilancio in pareggio in termini strutturali, e collegato a questo, a rispettare la nuova regola del debito”. In sostanza, secondo la Commissione, anche restando sotto la soglia 3% rispetto al Pil, non è consentito aumentare il deficit, deviando anche solo temporaneamente dalla traiettoria verso il pareggio strutturale. Le misure annunciate ieri dal governo, invece, prevedono di finanziare una parte della riduzione del cuneo fiscale proprio con un aumento dello 0,4% del rapporto disavanzo/Pil, inizialmente previsto al 2,6% nel 2014, riportandolo a ridosso della soglia del 3%.
Nel settore del mercato del lavoro, la scelta di adottare un decreto “appare appropriata, alla luce degli elevati livelli di disoccupazione, che colpisce specialmente i giovani”. Serve però di più, “un ulteriore sforzo politico per promuovere il contratto di apprendistato come porto principale di ingresso nel mercato del lavoro per i giovani è il benvenuto, ma il contenuto formativo di questi contratti deve essere preservato”, non possono cioè essere utilizzati per sfruttare il lavoro a basso costo. La Commissione aspetta anche qui di vedere quali saranno “i passi successivi”, sperando che possano portare “ad una allocazione più efficiente delle risorse e a favorire la creazione di posti di lavoro”.
Per metà aprile Bruxelles aspetta la presentazione nel dettaglio delle misure adottate e delle riforme strutturali avviate, per dare poi la valutazione prevista dal “semestre europeo” nel mese di giugno e pote determinare, ha concluso O’Connor, “se saranno adeguate alle sfide”.