Superata la forte opposizione della maggioranza degli Stati si è trovato l’accordo sul testo di una Raccomandazione. Obbligatori un contratto scritto tra tirocinante e azienda e periodi minimi di riposo, ma di retribuzione non si parla . European Youth Forum: “Così com’è non vale quasi niente”
Fino a pochi mesi fa, portare a casa il risultato sembrava decisamente improbabile. E invece è arrivato il via libera del Consiglio al quadro di qualità per gli stage, il testo che fissa alcune tutele minime per i tirocinanti così da garantire la validità dell’esperienza formativa (leggi le conclusioni del Consiglio). Forse non uno strumento rivoluzionario, ma nemmeno il nulla di fatto che si era temuto viste le moltissime remore degli Stati a un intervento europeo in materia.
L’impulso, dopo un lungo dibattito, è partito in dicembre dalla Commissione europea, che ha proposto agli Stati membri una serie di norme per aumentare le tutele degli stagisti sotto diversi aspetti, dagli obiettivi formativi alle condizioni di lavoro. Ma l’idea è piaciuta davvero poco alla maggioranza dei Paesi, che in Consiglio ha fatto un’opposizione spietata, tentando di indebolire il quadro sotto tutti i punti di vista. Così gli scenari più probabili erano sembrati uno slittamento in avanti dell’approvazione o un totale svuotamento del testo, per venire incontro alle molte richieste degli Stati. Ipotesi che invece non si sono verificate.
“L’indebolimento rispetto alla proposta iniziale innegabilmente c’è stato, ma visto il negoziato si è rischiato molto di più”, spiegano fonti vicine al dossier. A livello nazionale l’unico Paese a sostenere la proposta era proprio l’Italia, in parte appoggiata da Francia e Spagna, mentre tutti gli altri Stati erano fortemente contrari ad una regolamentazione europea dei tirocini. Qui è intervenuta la mediazione della Presidenza greca che a suon di limature e aggiustamenti è riuscita a mettere quasi tutti d’accordo: il testo è stato approvato quasi all’unanimità, con la sola opposizione del Regno Unito che ha già dichiarato che ignorerà completamente l’esistenza del quadro.
Le raccomandazioni esigono che gli stage si basino su una convenzione scritta che abbia precisi obiettivi su apprendimento, condizioni di lavoro, durata del tirocinio, obblighi reciproci e che specifichi se una remunerazione è prevista oppure no. Il quadro richiede che per gli stagisti siano rispettati i diritti dei lavoratori previsti a livello nazionale, dagli orari di lavoro ai giorni di riposo. La durata degli stage deve essere “ragionevole” e non superare i sei mesi tranne quando una durata maggiore “è giustificata”. Deve inoltre essere possibile interrompere lo stage, previa comunicazione scritta con un ragionevole anticipo rispetto alla durata complessiva di questo. Viene anche incoraggiato il rilascio di un certificato di competenze allo stagista.
È invece andata persa nella mediazione la data entro cui si chiedeva ai governi nazionali di applicare il quadro: la Commissione chiedeva fosse fatto entro la fine del 2014, mentre ora si è convenuto su un generico “il prima possibile”. Per il resto è stato molto ammorbidito il linguaggio: gli Stati membri non devono più “esigere” dalle aziende che certe tutele siano applicate, ma piuttosto “incoraggiarle” affinché questo accada.
Essendo le raccomandazioni in quanto tali già non vincolanti, per molti questi pacati suggerimenti rendono lo strumento debole e inefficace. È il caso dello European Youth Forum, che a un quadro di tutele per i tirocinanti lavora da anni: “Così com’è non vale quasi niente”, denuncia Giuseppe Porcaro, Segretario generale dell’organizzazione che riunisce 99 associazioni giovanili europee. La carenza più evidente è decisamente l’assenza di un obbligo di remunerazione. Le raccomandazioni non la pongono come una condizione essenziale (come invece l’Italia avrebbe voluto) ma si limitano a chiedere che lo stagista sappia fin dall’inizio se sarà retribuito oppure no e, in caso affermativo, quanto. C’è poi, lamenta lo European Youth Forum, il fatto che il quadro non faccia riferimento ai tirocini che sono parte di percorsi accademici (quelli obbligatori per l’accesso alle professioni). Per non parlare del fatto che, al di là delle generica richiesta a rispettare i diritti degli stagisti, non si offrano poi strumenti concreti: l’accesso dello stagista alla protezione sociale ad esempio non è garantito. Insomma, vista anche l’importanza che nel quadro dello schema della Garanzia per i giovani, si attribuisce allo strumento dello stage, si poteva e doveva fare di più.
Questo però spetterà anche ai diversi Paesi, spiega il commissario europeo al lavoro, Laszlo Andor, facendo notare che “alcuni elementi sarebbero potuti essere più in linea con la proposta ambiziosa della Commissione”. Ora, sottolinea il commissario, “è cruciale che tutti gli Stati membri attuino pienamente e concretamente il quadro il prima possibile, con il coinvolgimento attivo dei rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori”.
Letizia Pascale
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