Secondo le previsioni d’inverno della Commissione, nel 2015 scenderà addirittura al 2,2% ma va peggio la crescita economica (0,6% quest’anno e 1,2% il prossimo) e non cala il debito pubblico che raggiungerà il record del 133,7% sul Pil, per abbassarsi al 132,4% nel 2015. In Europa la situazione migliora. Rehn: “Ripresa guadagna terreno, ma è ancora modesta. Avanti con riforme”
Poca crescita ma comunque il deficit viene tenuto sotto i limiti del 3%. Sono quindi, seppur in parte, positive le previsioni d’inverno diffuse oggi dalla Commissione europea nei confronti del nostro Paese che così può provare ad ambire alla famosa clausola degli investimenti, ossia lo scorporo dal calcolo del deficit delle spese a sostegno di misure per la crescita, per cui Roma tanto si sta battendo. Certo il deficit basso non è l’unico fattore che viene preso in considerazione, anche debito e crescita sono da considerare, e a queste voci le cose non vanno molto bene. Nel 2014 la crescita sarà contenuta, allo 0,6%, e solo nel 2015 il Pil italiano crescerà di oltre un punto percentuale (+1,2%), ovvero quanto aveva previsto l’ex premier Enrico Letta. Alla timida crescita del Pil si accompagnerà un mancata riduzione del debito pubblico: la Commissione europea stima che quest’anno raggiungerà la soglia record del 133,7% sul Pil, per calare al 132,4% nel 2015. Non un buon segnale per l’Italia. Le notizie migliori arrivano sul fronte del rapporto deficit/Pil: l’Italia non sforerà la soglia del 3%, e si collocherà anzi al di sotto sia nel 2014 (2,6%) sia nel 2015 (2,2%). Timide inversioni di tendenza si avranno poi sul fronte dell’occupazione, anche se nel biennio appena iniziato l’Italia non farà registrare scatti significativi. Il mercato del lavoro rimarrà pressoché fermo nel corso del 2014 (occupazione prevista in aumento dello 0,1%), e conoscerà miglioramenti nel corso del 2015 (+0,5%). La Commissione europea stima però un’Italia attiva sul fronte degli investimenti complessivi: dovrebbero aumentare dell’1,7% quest’anno e del 3,7% il prossimo rispetto ai livelli correnti. Ma la disoccupazione in Italia resterà comunque tra le più elevate, con tassi superiori alla media dell’Ue e dell’Eurozona sia nel 2014 (12,6% rispetto ai tassi 10,7% e 12%) che nel 2015 (tasso italiano del 12,4% rispetto a quelli Ue e Eurozona del 10,4% e 11,7%).
L’analisi che l’esecutivo comunitario fa del nostro Paese è di quelle caute: l’Italia è uscita dalla recessione solo nel quarto trimestre del 2013 “sebbene molto timidamente”, e quella italiana è dunque una “crescita debole”. Tale crescita, rileva la Commissione, “è guidata da una domanda esterna più forte”, a cui fa seguito una consequenziale situazione di domanda interna che stenta a ripartire. “Con condizioni del mercato del lavoro ancora difficili – recita il documento della Commissione – i consumi privati cresceranno solo in misura marginale e meno del disponibile in quanto le famiglie tenderanno a risparmiare”. A contribuire ai timidi miglioramenti italiani anche il settore bancario: la Commissione europea prevede che da qui al 2015 gli istituti di credito “continueranno a migliorare” il proprio stato patrimoniale, e ciò consentirà una maggiora possibilità di credito a famiglie e imprese col conseguente sostegno alla domanda interna, ma solo nel 2015.
A livello più europeo le previsioni economiche invernali indicano il proseguimento di una generale crescita lenta. Cauto ottimismo quello usato a Bruxelles e Strasburgo (il documento è stato diffuso in entrambe le città, in occasione della sessione plenaria del Parlamento), ma comunque giudizio positivo: la Commissione rileva “una continuazione della ripresa nella maggior parte dei paesi membri”, e questo induce il commissario europeo per gli Affari economici, Olli Rehn, a sostenere che “la ripresa sta guadagnando terreno”. Del resto i dati indicano che a dispetto di un aumento del Pil dell’Ue dello 0,1% nel 2013, il Pil comunitario registrerà un +1,5% nel 2014 e un +2% nel 2015. Nell’area Euro si passerà addirittura da una fase di contrazione (Pil a -0,4% nel 2013) a una fase di espansione (Pil a +1,2% quest’anno e a +1,8% nel 2015). A questo si accompagnerà un aumento dei prezzi al consumo, con l’inflazione che passerà dall01,5% del 2013 all’1,2% di quest’anno per poi tornare nuovamente all’1,5%. Anche la disoccupazione è prevista in calo: dal 10,9% del 2013 passerà al 10,7% alla fine di quest’anno e al 10,4% nel 2015. “Quest’anno – sostiene Rehn – la crescita della domanda interna dovrebbe agevolare l’ottenimento di una crescita più sostenibile e più equilibrata” e “il peggio della crisi ormai dovrebbe essere alle nostre spalle”. Ad ogni modo, mette in guardia il commissario, “non dobbiamo compiacerci, perché la ripresa rimane modesta”. Per tutti il messaggio è lo stesso: “Per avere una ripresa migliore e creare più posti di lavoro dobbiamo continuare con le riforme”.
Emanuele Bonini
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