Per la commissione Lavoro i programmi di aggiustamento hanno portato disoccupazione, chiusura di imprese e crescita della povertà. Il relatore Cercas (S&D): “E’ arrivato il momento di rimediare ai danni”
Con i Paesi sotto programma, la Troika si è comportata come un “club di creditori”, imponendo misure di aggiustamento che hanno portato all’aumento della disoccupazione, alla chiusura di piccole imprese e alla crescita della povertà anche tra le classi medie. L’accusa arriva dalla commissione Lavoro del Parlamento europeo che questa mattina ha approvato una relazione (27 voti favorevoli, 7 contrari, 2 astenuti) sugli effetti degli interventi di Bce, Fmi e Commissione in Grecia, Cipro, Portogallo e Irlanda. La richiesta dei deputati è che ora si immagini un programma di recupero sociale e per il lavoro in questi Paesi.
“È arrivato il momento di intervenire sul lavoro e sulla situazione sociale che sono stati distrutti e di porre rimedio ai danni”, ha dichiarato Alejandro Cercas (S&D), relatore del testo che approderà in plenaria a marzo. “La dimensione sociale – ha aggiunto – è stata completamente dimenticata da chi ha agito come se l’Europa fosse un club di creditori”.
A causa degli effetti della crisi e dei programmi della Troika, sottolinea la commissione Lavoro, la disoccupazione, in particolare giovanile, nel 2012 ha raggiunto il 50% in Grecia, ha superato il 30% in Portogallo e Irlanda ed era al 26,4% a Cipro. Una condizione che ha spinto le giovani generazioni a un vero esodo di massa da questi Paesi. Le misure di austerità imposte, continuano i deputati, hanno anche portato alla chiusura di molte piccole e medie imprese, fenomeno chiave nella perdita di posti di lavoro ma anche seria minaccia ad una futura possibilità di ripresa economia. Le politiche di aggiustamento non hanno infatti risparmiato nemmeno quei settori strategici che avrebbero potuto essere protetti per sostenere crescita e coesione sociale.
Sono anche peggiorate le condizioni di lavoro, con una riduzione dei salari minimi che in Grecia sono diminuiti del 22% mentre si affacciano nuove forme di povertà, che colpiscono la classe media, come l’impossibilità di pagare i mutui o la “povertà energetica”, dovuta agli elevati prezzi dell’energia. Nel tentativo di sistemare i conti, accusano ancora i deputati, si sono imposti tagli specifici anche sui costi sociali, in settori come le pensioni o i servizi di base: si sarebbe dovuta invece concedere una maggiore flessibilità ai governi nazionali per decidere dove risparmiare.
Per rimediare a tutto questo, superata la parte più dura della crisi finanziaria, gli Stati membri e l’Unione dovrebbero mettere in atto un piano di recupero di posti di lavoro, chiedono i deputati. In particolare, suggeriscono, si dovrebbe fare attenzione a creare condizioni favorevoli per le piccole e medie imprese, facilitando l’accesso al credito. Secondo la relazione approvata, Commissione, Bce ed Eurogruppo dovrebbero rivedere le misure messe in atto il prima possibile e l’Ue dovrebbe sostenere con un adeguato supporto finanziario il ripristino delle norme di protezione sociale e la lotta alla povertà.
L.P.