Con una procedura frettolosa e poco chiara, i deputati hanno votato a favore di multe e carcere per chi protesta. Ashton: “Rivedere le decisioni”, Schulz: “Così Kiev si allontana dal mondo civilizzato”
Divieto di indossare maschere, fare cartelloni “estremisti” o formare convogli di cinque o più automobili. Multe e detenzione fino a 15 giorni per chi installa tende, palchi o altoparlanti non autorizzati, lavoro correttivo per chi diffama via Internet. Carcere fino a cinque anno per chi blocca gli edifici governativi e fino a 15 per chi viene ritenuto colpevole di “violazione di massa” di ordine pubblico. È una stretta pesantissima quella approvata dal parlamento ucraino contro i manifestanti pro Ue, scesi in piazza da quando, lo scorso novembre, il Presidente Viktor Yanukovich ha deciso di non firmare l’accordo di associazione proposto dall’Unione europea in favore di un deciso avvicinamento verso la Russia.
Le nuove leggi sono state approvate da una maggioranza di 235 su 450 parlamentari, con una procedura che molti hanno denunciato come frettolosa e poco trasparente. Non è stato utilizzato il sistema di voto elettronico ma solo una veloce alzata di mano. Tanto veloce, dicono, che il tabellone indicava già il risultato favorevole prima che fosse possibile riuscire a contare le mani alzate.
Contro le misure, che è difficile non leggere come una ritorsione e un tentativo di zittire i detrattori del governo, si è levato un coro di proteste. Ll’opposizione ucraina dipinge il Paese come sulla via della dittatura. Ma anche le istituzioni europee sono non poco allarmate.
L’Alto rappresentante per la politica estera Catherine Ashton si dice “profondamente preoccupata” dalle misure approvate “frettolosamente” e in “un’apparente mancanza di rispetto delle procedure parlamentari”. “Limitano i diritti fondamentali dei cittadini”, sottolinea e sono “contrarie agli obblighi internazionali” sottoscritti dal Paese. Per questo l’invito della responsabile per la politica estera al Presidente Yanukovic è quello di “assicurare che queste decisioni siano riviste e messe in linea con gli impegni internazionali dell’Ucraina”.
“Scioccato dal deludente voltafaccia” anche il Commissario europeo all’allargamento Stefan Fule: “manca di rispetto dei principi democratici – commenta con un tweet – e avrà un impatto sulle libertà dei cittadini e sulle relazioni con l’Unione europea”.
Condanna durissima anche dal Presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz: se le leggi diventeranno effettive, dice, “riporteranno l’Ucraina indietro al suo passato sovietico autoritario”. Rivolgendosi a Yanukovich Schulz chiede di “non firmare i progetti di legge e assicurare che ogni cambiamento legale sia compatibile con gli impegni internazionali dell’Ucraina”. Gli ultimi sviluppi, avverte, rischiano di “allontanare l’Ucraina dal suo sentiero europeo e, anzi, anche dal mondo civilizzato”.
Se il Presidente firma le leggi, sottolinea anche il capo della Commissione affari esteri del Parlamento europeo, Elmar Brok (Ppe) “dà un chiaro segnale ai suoi cittadini e ai partner internazionali, dicendo che li ha fuorviati e che non ha mai veramente abbracciato i principi della democrazia, dello Stato di diritto, del rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti umani. Le prossime ore – conclude Brok – ci mostreranno quale è il reale impegno di Yanukovich”.
Si rivolge al Presidente ucraino anche il gruppo dei socialisti e democratici al Parlamento europeo: “Le autorità – chiedono – rivedano la legislatura e la mettano in linea con gli obblighi democratici che il Paese ha come membro del Consiglio d’Europa e dell’Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa (Ocse)”.
Letizia Pascale