Nella bozza di conclusioni del Consiglio emergono nuovi dettagli su tempistiche e natura dell’accordo. Si lavora per un sistema di incentivi per premiare i Paesi che si impegnano bilateralmente per i processi di riforma
Il nuovo sistema di contratti tra Stati e Unione europea comincia a definirsi, sia nella sua natura che nelle modalità attraverso cui sarà introdotto. Nell’ultima bozza delle Conclusioni del Vertice europeo in circolazione in queste ore, gli Stati membri hanno deciso di arrivare ad un accordo “complessivo” per giugno 2014. I ”Partenariati per la crescita, l’occupazione e la competitivita”, così come vengono definiti nell’ultimo documento fatto circolare a Bruxelles, non saranno obbligatori per nessuno, dice il complesso “wording” del documento, e saranno potenzialmente aperti a tutti i Paesi membri, che essi facciano parte della zona euro o meno. Resterebbero esclusi solo quei Paesi sotto programma di aggiustamento macroeconomico.
Per gli Stati sotto procedura di deficit eccessivo o di squilibrio di bilancio, “devono ancora essere esplorate” le possibilità di sottoscrivere questi “partenariati”. La natura dei “contratti” sarà inoltre “legalmente vincolante” solo quando saranno concessi aiuti finanziari. Essi dovranno inoltre essere discussi con la Commissione europea prima di essere sottoposti al vaglio del Consiglio per la loro definitiva approvazione. In base alla proposta che sarà discussa oggi dai leader europei, questo nuovo sistema di accordi contrattuali coprirà un’ ampia serie di misure riguardanti “crescita, lavoro, efficenza del settore pubblico, ricerca, innovazione, educazione e formazione”. Le linee guida di ogni singolo accordo di partenariato tra Stato e Ue saranno essenzialmente definite a livello nazionale (“home grown commitment”) e si baseranno sui programmi nazionali di riforme (Pnr) varati dai governi, oltre che sulle raccomandazioni specifiche per Paese della Commissione europea. Sarà poi compito proprio dell’esecutivo comunitario assicurarsi che gli impegni presi da ogni Stato membro vengano rispettati.
Nei prossimi mesi Stati membri e istituzioni europee lavoreranno per “esplorare tutte le possibili opzioni sull’esatta natura del meccanismo di solidarieta” (ad esempio se sotto forma di prestiti o garanzie), ma nella bozza è precisato che questi ‘incentivi’ economici non dovranno essere utilizzati come misure di compensazione delle entrate (“income equalization”) e che ”non avranno alcun impatto sul quadro finanziario pluriennale” dell’Ue.
°Le conclusioni toccano anche la questione lavoro, partendo dalla constatazione che la disoccupazione si è ora stabilizzata, ma su livelli “inaccettabili”. Per far ripartire l’economia e creare occupazione le riforme nel mercato del lavoro dunaue “aono cruciali”‘. Per questo la politica ‘”dovrebbe concentrarsi in particolare sul fisco e sul altri incentivi per la creazione di posti di lavoro'”. Si invitano dunque gli Stati membri a “detassare il lavoro, aumentare la vita lavorativa, assicurare che gli aumenti salariali siano coerenti con i guadagni di produttivita”, e aumentare la mobilita’ del mercato