Letta si è detto favorevole, ma i socialisti europei (anche deputati dello stesso partito del premier) sono contrari. La questione sul tavolo del prossimo Consiglio europeo
Il presidente del Consiglio Enrico Letta ieri nel suo discorso sulla fiducia si è espresso a favore dei “contratti” tra stati e Ue, tesi a blindare il percorso delle riforme. La fiducia l’ha presa, ma nella sinistra europea, e anche nel suo stesso partito non c’è un’intesa solidale su questo, ed il Parlamento sembra in buona parte assolutamente contrario.
Letta ha detto che ora si deve “lottare per dare alla zona euro una capacità finanziaria che incentivi gli Stati membri a compiere l’ultimo miglio delle riforme e li renda più resistenti agli shock economici”. Secondo il premier italiano “se questo passo avanti verso una vera solidarietà europea sarà compiuto, allora non avremmo timore di considerare la creazione di intese contrattuali per le riforme strutturali e lavoreremmo affinché esse si chiamino ‘contratti per la crescita’, volontari e collegati a incentivi finanziari”.
In Italia la questione non è stata molto commentata, ma a Strasburgo sì, e non proprio con parole favorevoli, anche da esponenti importanti del Pd. Il Parlamento europeo sembra piuttosto contrario a questi “contratti”: Guy Verhofstadt, capogruppo dei liberali ritiene, e probabilmente ha ragione, visto che si tratta di accordi in sostanza bilaterali. siano “la fine dell’Unione europea”, ma anche Roberto Gualtieri (un ’emergente’ del Pd, lo stesso partito del premier, che è stato coinvolto in tutti i dossier più delicati degli ultimi anni) sembra non molto favorevole: “Avranno vita molto dura in Parlamento”. Il capogruppo S&D Hannes Swoboda ha tagliato corto: “Non è quello che vogliamo”, la collega verde Rebecca Harms, è sulla stessa linea: “Non li approveremo mai”. Dubbi sono stati espressi anche da esponenti del Partito popolare.
I “contratti” saranno discussi al Consiglio europeo della prossima settimana, dove, ha annunciato la presidenza lituana, dovranno essere “finalizzati i principi”. Il vice presidente della Commissione Maros Sefcovic, parlando in aula, ha detto che attraverso questi strumenti “sarà possibile fornire incentivi finanziari per realizzare le riforme”, come chiede Letta. Ma il centrosinistra europeo, e qualcuno nel Pd, non è d’accordo. Anche questa volta il Parlamento farà una battaglia di principio per poi sostanzialmente accettare le volontà dei governi?