Bruxelles – Senza la migrazione internazionale la popolazione dell’Ue entro il 2060 sarebbe ridotta di 76 milioni di persone, con un’età media più alta, e sarebbe molto meno ricca di quanto potrebbe. Senza calcolare l’effetto sul pagamento delle pensioni.
Lo spiega uno studio condotto dal Joint Research Centre (Jrc) della Commissione europea, che esplora la crescita economica nei 28 Stati membri fino al 2060 in caso di “immigrazione zero”.
Senza migrazione internazionale, afferma la ricerca, la produzione dell’Ue nel 2060 (Pil reale) sarebbe inferiore del 23% (Italia -33%, Spagna -28%, Regno Unito -19%, Germania -35%, Francia -18%), rispetto alla proiezione con migrazione.
Nel 2060 ci potrebbe essere una perdita di produzione stimata di quasi 700 miliardi di dollari Usa, rispetto allo scenario con la migrazione. La perdita cumulativa per l’intero periodo di proiezione sarebbe di circa 47 miliardi di dollari (scontata al tasso del 3%), che vorrebbe dire perdere quasi vent’anni di crescita economica: l’output che potrebbe essere raggiunto nel 2043 con la migrazione verrebbe ottenuto senza migrazione solo nel 2060, dunque con 17 anni di ritardo.
Il tasso di crescita annuo dell’Ue cadrebbe nel lungo periodo (per il periodo 2013-2060) dall’1,5% a meno dell’1,0%.
Nel 2060 la produzione pro-capite dell’Ue con flussi migratori sarebbe di circa 57.000 dollari, ma sarebbe di circa 51.000 senza migrazione (circa il 10% in meno).
La maggior parte della popolazione europea sarebbe colpita negativamente da questa perdita di ricchezza.
Secondo lo studio, dunque, “l’immigrazione può essere in gran parte utile per la crescita economica a lungo termine dell’Ue: aumenta l’offerta di lavoro, favorisce l’accumulo di capitali e ha un effetto positivo sul tasso di risparmio e sui livelli di produttività in quanto riduce l’invecchiamento della popolazione dell’Ue”.