Bruxelles – Che non piaccia all’Italia, e non sarebbe piaciuta neanche al governo precedente a quello in carica, è evidente sin dalle prime righe. La prima “bozza di dichiarazione” dei capi di Stato e di governo, che Eunews ha potuto leggere, e che sarà diffusa dopo il vertice sull’immigrazione in programma domenica a Bruxelles, sin dalle prime righe delle sue quattro pagine scarse stabilisce che i richiedenti asilo devono restare nel Paese dove sono arrivati, che i movimenti nell’Ue devono essere impediti, e che si darà in cambio qualche uomo, mezzo e soldo in più agli Stati “di frontiera”, come l’Italia.
Dopo qualche riga sul diritto di Asilo e il rispetto dei “valori fondamentali” e delle leggi internazionali, si chiarisce che “… allo stesso tempo, è fondamentale ridurre ulteriormente la migrazione illegale verso l’Europa e i movimenti secondari all’interno dell’Unione europea”.
Si richiama poi alla necessita di “stretta cooperazione” tra Ue e Stati membri, ammonendo che “misure unilaterali e non coordinate non sarebbero solo meno efficaci, ma danneggerebbero gravemente il processo di integrazione europea e metterebbero a rischio i risultati di Schengen”.
Ci si compiace poi dei progressi fatti in questi anni, in particolare dal 2015 in poi, e del “forte” calo degli arrivi via mare e di morti, sottolineando i “progressi” sulla riforma del sistema di Asilo europeo. Poi si passa all’impegno a fare di più, “riducendo ancora il numero di arrivi illegali, in particolare rafforzando la protezione delle frontiere”, intensificando la cooperazione con i Paesi di transito e di origine.
Poi c’è il primo passaggio che puzza di fregatura per l’Italia: “Allo stesso tempo, vediamo la forte necessità di ridurre significativamente i movimenti secondari (cioè quelli all’interno dell’Ue, ndr), tra l’altro, prevenendo l’attraversamento illegale delle frontiere interne tra Stati membri da parte di migranti irregolari e richiedenti asilo e garantendo rapide riammissioni da parte dello Stato membro competente”.
SI passa poi a specificare le misure iniziando dalla “Dimensione esterna”. Primo punto è la “cooperazione con i Paesi terzi”, in particolare “Algeria, Egitto, Libia, Marocco, Niger e Tunisia” per ridurre gli arrivi, fornendo “aumenti di aiuti finanziari e materiali” per proteggere le frontiere, bloccare le partenze via mare eccetera. Si valorizza il contributo delle operazioni Sophia e Poseidon e si punta a “sviluppare la capacità della Guardia costiera libica per fermare le partenze delle barche” e combattere contro i trafficanti. Ci si impegnerà a aumentare i negoziati per le riammissioni, offrendo in cambio visti e possibilità di studio in Europa. Si finanzieranno anche le “capacità ricettive fuori dall’Ue”.
La promessa è anche di cooperare meglio nel trattare le operazioni di ricerca e salvataggio nel pieno rispetto del diritto internazionale” e, si sottolinea, “delle responsabilità degli Stati”, ovviamente lavorando “a stretto contatto con altre istituzioni internazionali”, e “anche attraverso la creazione di uno schema di sbarco regionale”. Quest’ultimo punto è tra parentesi quadre, il che vuol dire che è ancora molto incerto.
Secondo paragrafo è “Protezione delle frontiere esterne dell’Unione”
“Aumenteremo sostanzialmente il sostegno agli Stati membri con frontiere esterne nella valutazione delle domande d’asilo e nei rimpatri (politicamente, finanziariamente, con l’invio di esperti)”, promette la bozza, aggiungendo che per la protezione delle frontiere saranno aumentati gli organici della Guardia di costiera europea (che si vuol far diventare un vera Polizia di frontiera) fino a 10.000 unità entro il 2020. Intanto, si promette, saranno presi provvedimenti per le debolezze più urgenti da sistemare.
Si passa poi alla “Dimensione interna”
E qui si ribadisce che l’Italia dovrà tenersi tutti. “Contrasteremo i movimenti secondari attraverso le frontiere interne, poiché non esiste il diritto di scegliere liberamente lo Stato membro in cui presentare domanda di asilo. Impediremo alla fuga dei richiedenti asilo, tra l’altro, mediante la creazione di strutture per accoglierli e l’elaborazione delle loro richieste di asilo subito dopo l’arrivo e l’applicazione delle decisioni di riammissione con il sostegno dell’Unione europea e dei suoi Stati membri”.
E poi ancora: “Per quanto riguarda la riforma del regolamento di Dublino, per abolire gli incentivi ai movimenti secondari, sosterremo congiuntamente l’accesso all’assistenza sociale solo nello Stato membro responsabile e accelereremo notevolmente i rimedi giuridici contro le decisioni di rimpatrio di Dublino in linea con il diritto dell’Ue”.
Si tenta però di addolcire la pillola, senza impegni numerici, senza date, senza vincoli: “Ci impegniamo a sostenere un completamento molto rapido della riforma del sistema europeo comune di asilo, in particolare il regolamento sulle procedure in materia di asilo e il regolamento Dublino, che dovrebbe comprendere un meccanismo di solidarietà efficace. Fino ad allora sarà necessaria la solidarietà tra gli Stati membri, compresi gli impegni di ricollocazione e altri impegni”.
Subito dopo arrivano tutta una serie di misure “per ridurre immediatamente i movimenti secondari”, insomma, per fare in modo che ci arriva in Italia, o in Grecia, lì resti e che se esce ci sia riportato a forza. Si controlleranno “autobus, treni, aeroporti, sia attraverso le forze di polizia sia attraverso le compagnie di trasporto private”. Sano “imposte obbligazioni sanzionabili” ai richiedenti asilo che tenteranno di uscire dal Paese dove devono restare.
In cambio “rafforzeremo il sostegno (mezzi finanziari e personale) per l’accoglienza, l’alloggio, la scolarizzazione, l’assistenza sanitaria per i migranti negli Stati membri con frontiere esterne, e per i servizi di asilo. Chiediamo alla Commissione europea di presentare una valutazione delle esigenze entro luglio 2018”.
Ultimo paragrafo, “Implementazione”
“Nominiamo rappresentanti di alto livello, supportati dalla Commissione europea, per organizzare ulteriori dettagli”, dice la bozza, promettendo riunioni mensili.
Nell’autunno 2018, annuncia il documento, “sarà programmato un seguito al nostro incontro a livello di capi di Stato o di governo”.