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    Home » Politica » Per Joseph Muscat l’austerità è la causa dei problemi economici dell’eurozona

    Per Joseph Muscat l’austerità è la causa dei problemi economici dell’eurozona

    Al Warwick Economics Summit hanno parlato il primo ministro maltese, che ha svelato i segreti della grande crescita economica del paese dal 2013, e il Premio Nobel per la pace Tawakkul Karman, che ha affermato che la Primavera araba non è finita

    Giulio Colazzo</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@Giulio_Col96" target="_blank">@Giulio_Col96</a> di Giulio Colazzo @Giulio_Col96
    5 Febbraio 2018
    in Politica

    Coventry (GB) – “Cari amici, colleghi, fratelli e sorelle, voi studenti potete contribuire alla mia lotta per cambiare il mondo”. Così ha esordito Tawakkul Karman, politica, attivista e giornalista yemenita e Premio Nobel per la pace 2011 nel discorso d’apertura del Warwick Economics Summit, uno dei maggiori forum studenteschi in Europa, interamente organizzato da alcuni studenti dell’Università di Warwick e giunto alla sua diciassettesima edizione. Si tratta di una conferenza annuale con sede nel prestigioso ateneo britannico e la cui agenda, della durata di tre giorni, concede a 500 studenti provenienti da 36 università e 4 continenti la possibilità non solo di assistere ai discorsi di rinomati politici, attivisti ed economisti su tematiche globali di attualità, principalmente di natura economica e politica, ma anche di porre loro quesiti e di interagire con essi in appositi seminari. “L’obbiettivo principale della nostra conferenza è di stimolare la riflessione e il dibattito attraverso l’intervento di illustri relatori su temi che segneranno la società e il mondo di domani. Vedere studenti provenienti da ogni angolo del mondo partecipare al Summit è per noi motivo di grande soddisfazione”, spiega il coordinatore delle comunicazioni del Summit e studente di Warwick Carlo Rubini.

    La prima a prendere la parola in occasione di questa conferenza è stata Tawakkul Karman, la quale ha ribadito i punti cardine delle sue battaglie per i diritti umani in Yemen e, più in generale, nei Paesi coinvolti nella Primavera araba: l’importanza di continuare a promuovere una lotta pacifica ed inclusiva per il rispetto dei diritti umani e contro la povertà, la corruzione e le dittature; il valore della libertà d’espressione, definita come “imprescindibile per ogni vera democrazia” e arma da lei stessa impiegata per denunciare la corruzione e la violazione dei diritti umani perpetuata dal regime dittatoriale di Ali Abdullah Saleh e per radunare i milioni di uomini e donne yemeniti che hanno preso parte alle pacifiche proteste del 2011; la sua denuncia nei confronti degli Stati Uniti e degli Emirati Arabi, ritenuti colpevoli di aver tradito il popolo yemenita sostenendo il corrotto regime al fine di avere facile accesso alle risorse di oro e petrolio presenti nel Paese. Inoltre, dato che ricorre esattamente il settimo anniversario della rivoluzione pacifica in Yemen, l’attivista e giornalista Premio Nobel per la pace ha dichiarato che la lotta per il progresso civile nei paesi arabi è tutt’altro che conclusa, anzi si è detta ottimista sulla caduta delle dittature in quella regione. Infatti ha spiegato che “si sta attraversando un periodo di controrivoluzione, ma, come insegna la storia, tutte le grandi rivoluzioni hanno conosciuto la repressione, ma, alla fine, è stato sempre il popolo a trionfare”. Ha concluso il suo discorso affermando che le dittature sono le principali cause dei moti migratori e valutando il sostegno da parte dei Paesi occidentali alla lotta contro le stesse come la politica migratoria più efficace. Ha, inoltre, incolpato le Nazioni Unite di non fare abbastanza nella lotta contro il razzismo e i diritti umani e sottolineato che la Primavera araba non è una guerra contro l’Islam, bensì una lotta che vede “donne in prima linea contro coloro che danno un’interpretazione errata dell’ideologia islamica”.

    Al Warwick Economics Summit ha parlato, in un video messaggio, anche il Primo ministro di Malta Joseph Muscat, il quale ha rivendicato i risultati economici del suo governo dal 2013. Ha affermato che, sebbene si tratti della più piccola economia dell’eurozona, il paese è cresciuto a ritmi esorbitanti, seppur nel contesto della crisi dell’euro, tanto che, mentre il PIL maltese era cresciuto del 35% nel 2016 rispetto al 2008, il PIL reale dell’intera area euro era cresciuto solo del 3%. Inoltre ha dichiarato che il tasso di disoccupazione maltese era del 6.3% nel 2013, mentre oggi è tra i più bassi dell’eurozona ed ammonta al 3.6%, e anche il tasso di occupazione è aumentato considerevolmente, da meno del 60% nel 2013 a più del 68% nel 2018, superando la media dell’area euro. Analizzando i motivi della crescita economica, il Primo ministro maltese ha detto che alla base ci sono politiche economiche che prevedano un’imprescindibile combinazione tra politiche di libero scambio e di apertura delle frontiere, politiche fiscali intelligenti ed un sistema di previdenza sociale inclusivo. “Questo mix genera una rapida crescita economica a vantaggio di tutti” ha aggiunto, definendosi “un politico progressista che crede nei valori della previdenza sociale, dell’accoglienza e del libero mercato, generatori del benessere sociale ed economico”. Muscat ha inoltre dichiarato che alla base dei problemi economici di buona parte dei paesi dell’Eurozona vi sia l’aderenza a “scriteriate politiche di austerità” che prevedono tagli alla spesa pubblica ed aumento delle tasse. “E’ per questo motivo che ai primi incontri a Bruxelles ho deciso fin da subito, insieme al mio ministro delle finanze, di rifiutare le politiche di austerità e di investire sul welfare sociale”. Più nello specifico, dopo aver sostenuto che “l’investimento sull’occupazione è la migliore politica sociale”, ha affermato di aver promosso una politica di previdenza sociale consistente nelle seguenti misure: taglio delle imposte sul reddito per i lavoratori e i pensionati a basso reddito; garanzia dell’accesso universale ai servizi di assistenza all’infanzia per i genitori che lavorano; aumento delle pensioni ed altri benefici sociali.

    Ci sono stati altri interventi di rilievo nei primi due giorni della conferenza studentesca dell’università di Warwick che ha ospitato domenica l’ex Presidente del Consiglio Mario Monti. E’ intervenuto l’economista tedesco Otmar Issing, ex capo economista e membro del Comitato esecutivo della BCE, il quale ha sottolineato la fondamentale importanza delle banche centrali, e della Banca centrale europea in particolare, nel garantire la stabilità dei prezzi e la solidità monetaria e finanziaria, specialmente in tempi di crisi. Mettendo in evidenza il forte legame tra la diminuzione dell’indipendenza delle banche centrali e la conseguente instabilità monetaria, Issing ha denunciato “il marcato disequilibrio tra l’agenda altamente politica della Commissione Europea e le politiche fiscali nazionali da un lato e la decisiva quanto contestata indipendenza della BCE dall’altro”. Anche l’economista britannico e cofondatore del Basic Income Earth Network (BIEN) Guy Standing ha contribuito alla discussione. Egli ha interpretato la politica protezionista di Donald Trump come “un indizio del calo dell’influenza statunitense sull’economia globale” e sostenuto la natura ingiusta del capitalismo, affermando che i diritti di proprietà e il lavoro non sono garanzia di sviluppo economico e di riduzione delle diseguaglianze, mentre un nuovo sistema di distribuzione del reddito consistente nella concessione di un reddito di base universale ne costituirebbe la soluzione. Hanno parlato anche il vicegovernatore della banca centrale svedese Cecilia Skingsley, la quale ha analizzato i pro e i contro del sempre minore impiego dei contanti in Svezia, un fenomeno crescente in particolare nell’Europa settentrionale; il vicepresidente dell’Agenda Globale 2030 per lo sviluppo sostenibile della Banca Mondiale Mahmoud Mohieldin, il quale ha individuato nello sviluppo economico mondiale, nella gestione del cambiamento climatico e delle catastrofi naturali, nella tecnologia e nell’urbanizzazione le priorità; Barbara Stocking, ex capo esecutivo dell’organizzazione no profit Oxfam, la quale ha portato la sua testimonianza di lotta contro la povertà in Afghanistan, Bangladesh e Sudafrica. Infine c’è stato l’intervento del professore di economia dell’Università di Warwick Helios Herrera, il quale ha menzionato il Movimento 5 Stelle tra i movimenti populisti che “rischiano di mettere a repentaglio la stabilità politica ed economica in Europa”.

    Tags: austeritàbceJoseph Muscatm5sPremio NobelTawakkul Karmanue

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