Bruxelles – L’Unione europea deve rivedere l’accordo sulla pesca siglato nel 2006 con il Marocco perché si applica anche alle acque del Sahara Occidentale, territorio annesso unilateralmente dal Rabat nel 1976, e non riconosciuto come suo dalla comunità internazionale.
L’avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Ue, Melchior Wathelet, dà ragione alla Western Sahara Campaign (Wsc), associazione che sostiene il riconoscimento del diritto di autodeterminazione del popolo Saharawi, e chiede che i giudici di Lussemburgo dispongano l’annullamento dell’accordo. La sovranità sull’ex Sahara Spagnolo è contesa tra il Marocco e il Fronte Polisario e il Sahara Occidentale è considerato dall’Onu un territorio non autonomo, vale a dire ancora soggetto al colonialismo.
La Western Sahara Campaign (WSC) si era rivolta alla Alta Corte di giustizia di Inghilterra e Galles affermando che l’accordo di pesca concluso dall’Unione e dal Marocco era invalido nella parte in cui l’accordo si applica al territorio e alle acque del Sahara occidentale. La WSC affermava che le autorità britanniche agissero illegalmente, applicando tale accordo e, in particolare, riconoscendo un trattamento tariffario preferenziale ai prodotti originari del Sahara occidentale certificati come prodotti originari del Marocco.
La Corte britannica si era rivolta a quella comunitaria per chiarire se un’associazione come la WSC avesse il diritto di contestare la validità di atti dell’Unione per il mancato rispetto del diritto internazionale e se l’accordo di pesca è valido alla luce del diritto dell’Unione. Si tratta della prima questione pregiudiziale di validità riguardante accordi internazionali conclusi dall’Unione.
Nelle sue conclusioni l’avvocato generale propone alla Corte (che non è tenuta a seguire le sue indicazioni, ma che solitamente lo fa) di rispondere che essa è competente per valutare la legittimità degli accordi internazionali conclusi dall’Unione, che un’associazione come la WSC può contestare la legittimità dell’accordo di pesca e che l’accordo di pesca non è valido nella parte in cui è applicabile al territorio e alle acque del Sahara occidentale.
Per l’avvocato generale siglando l’accordo l’Unione “è venuta meno al suo obbligo di non riconoscere la situazione illecita derivante dalla violazione, da parte del Marocco, del diritto all’autodeterminazione” del popolo Saharawi, nonché “al suo obbligo di non prestare aiuto e assistenza al mantenimento di tale situazione”, si legge nel parere. Pertanto, continua il testo, “nei limiti in cui sono applicabili” al territorio del Sahara Occidentale e alle sue acque, l’accordo di pesca e i relativi atti “sono incompatibili con le disposizioni dei trattati che impongono all’Ue che la sua azione esterna protegga i diritti dell’uomo e rispetti rigorosamente il diritto internazionale”.