Bruxelles – La legislazione francese in materia di approvvigionamento di gas sarebbe in parte contraria alle norme dell’Unione europea. Lo sostiene l’avvocato generale della Corte di giustizia Ue Paolo Mengozzi, che ha depositato le sue conclusioni riguardanti la causa intentata da Eni, Eni Gas & Power France e Uprigaz contro lo Stato francese. Le tre aziende si sono rivolte al Consiglio si Stato per fare annullare un decreto che, secondo loro, violerebbe le norme dell’Unione in materia di sicurezza dell’approvvigionamento di gas naturale. La tesi è che il decreto estenderebbe in modo illegittimo la definizione di “clienti protetti” anche a quelli non domestici che non hanno contrattualmente accettato una fornitura suscettibile d’interruzione, anche se non necessariamente pmi o famiglie. La definizione di clienti protetti è importante, in quanto impone una serie di obblighi per i fornitori di gas, i quali sono tenuti a garantire loro, in caso di crisi, la sicurezza dell’approvvigionamento.
Inoltre, le società interessate sostengono che, al fine di garantire la continuità della fornitura di gas ai clienti, il decreto impone ai fornitori di detenere in Francia scorte di gas naturale pari almeno all’80% dei diritti di stoccaggio detenuti sul territorio francese. Considerata la delicatezza dell’argomento, il Consiglio di Stato ha chiesto delucidazioni alla Corte di giustizia Ue.
Nelle sue conclusioni, l’avvocato generale ritiene, innanzitutto, che la definizione di “clienti protetti” contenuta nel decreto francese non sia conforme a quella prevista dal regolamento europeo. In effetti, la definizione fornita dal decreto comprende anche le succursali e filiali delle grandi imprese, come se questi enti fossero vulnerabili quanto le pmi.
L’avvocato Mengozzi ritiene però che il regolamento non vieti ad uno Stato membro di prevedere, a carico delle imprese del gas naturale, l’obbligo di protezione di una fascia di clientela più ampia di quella prevista dal regolamento. Tuttavia, alcune condizioni devono essere rigorosamente presenti ed essere legate alla sicurezza dell’approvvigionamento, alla valutazione dei rischi, alla chiara definizione della categoria, e al rispetto delle regole di mercato.
Per quanto riguarda l’obbligo di stoccaggio sul territorio nazionale, l’avvocato generale osserva che il decreto è incompatibile con il regolamento europeo, il quale prevede che le imprese del gas possano far fronte ai loro obblighi di garanzia di approvvigionamento anche mediante strutture a livello dell’Unione (e quindi non necessariamente nazionali). Tuttavia, l’avvocato generale rileva che il decreto consente al ministro francese competente di tener conto di “altri strumenti di modulazione” del fornitore in questione. Sarà quindi il Consiglio di Stato francese a dover verificare se questa possibilità riservata al ministro garantisca ai fornitori interessati l’effettiva opportunità di adempiere ai loro obblighi anche a livello di Ue e non solo a livello locale.
Le conclusioni dell’avvocato generale non sono un giudizio definitivo, ma nella maggior parte dei casi vengono seguite dai togati nell’elaborazione della loro sentenza.