Bruxelles – Il programma di ricollocamenti dei migranti, che fino ad ora è stato un quasi totale fallimento, si avvia verso la sua conclusione nel mese di settembre, e la Commissione ha deciso di fare la voce grossa a pochi mesi dalla scadenza minacciando quelle infrazioni che finora non aveva mai voluto nominare fedele al principio che “la solidarietà non si può imporre”. “I risultati finora dimostrano che se c’è la volontà e la determinazione degli Stati membri, il trasferimento può funzionare”, ha dichiarato oggi il commissario europeo alle Migrazioni e gli Affari interni, Dimitris Avramopoulos, secondo cui “la solidarietà in termini giuridici, politici e morali non è suscettibile a differenti interpretazioni”. Pertanto il commissario ha invitato “gli Stati membri che hanno sistematicamente fallito il rispetto dei propri obblighi di iniziare a farlo immediatamente”, in quanto se non lo faranno l’Ue “provvederà ad attivare procedure di infrazione contro quei Paesi che non rispetteranno i propri doveri entro giugno 2017”.
Secondo la dodicesima relazione della Commissione europea sui progressi del programma, pubblicata oggi, i ricollocamenti crescono, seppur a un ritmo ancora insufficiente, ma a pochi mesi dal suo termine si è arrivato a meno di un quinto del target previsto. Al 12 aprile scorso erano 18.418 le persone trasferite, una cifra ben lontana dai circa 120mila previsti dal programma approvato dal Consiglio europeo nel settembre 2015.
In particolare, sono state trasferite 2.078 persone in più rispetto a quando è stato pubblicato l’ultimo report, di cui 1.368 dalla Grecia e 710 dall’Italia. Con 3.511 migranti (1.481 dall’Italia, 2030 dalla Grecia) è la Germania il Paese che ha accettato più persone dal lancio del piano nel 2015, seguita dai 3.157 della Francia (327 Italia, 2.830 Grecia) e i 1.636 dell’Olanda. Il rapporto, inoltre, evidenzia delle criticità dovute alla riluttanza di alcuni Stati membri nel rispettare i propri obblighi. Tra questi, figurano senza dubbio Austria, Ungheria e Polonia, che ad oggi sono gli unici Paesi a non aver ricollocato neanche un migrante e la Repubblica Ceca che nell’ultimo anno ha smesso di effettuare ricollocamenti. Tuttavia, la Commissione europea ha accolto con favore la recente promessa dell’Austria di trasferire 50 persone dall’Italia, un gesto più simbolico che altro. Infine, Bruxelles chiede maggiori sforzi a tutti gli Stati membri per accelerare i ricollocamenti, chiedendo anche al Bel Paese di velocizzare “urgentemente” le procedure di identificazione e assicurare che i migranti idonei siano indirizzati in modo ordinato verso gli “hub” di ricollocamento.
Nella relazione la Commissione Ue affronta anche il tema dei reinsediamenti, mostrando i dati del 2016-2017 (16.163 persone reinsediate al 12 maggio 2017), “nettamente migliorati” rispetto agli anni in cui gli Stati europei agivano singolarmente. Si tratta di quei migranti richiedenti asilo stanziati in Paesi terzi, fuori dai confini dell’Unione europea, ma che hanno richiesto lo status di rifugiato in Europa. L’intento della Commissione, anche in questo caso, è quello di spingere gli Stati membri a raggiungere i propri obiettivi stabiliti dall’Unione europea, incoraggiando i reinsediamenti.
Critiche agli Stati membri per i risultati poco lusinghieri del report arrivano dal gruppo della Sinistra europea (Gue) al Parlamento europeo, che con le parole della deputata, Barbara Spinelli, definiscono la politica dei ricollocamenti “fallimentare”. “Tutte queste misure”, ha aggiunto l’europarlamentare, “compromettono la capacità di Grecia e Italia nel gestire i profughi e i flussi migratori”. La soluzione, aggiunge l’europarlamentare greco Kostas Chrysogonos (Gue), “sarebbe quella di creare un quadro più giusto ed efficace per l’accettazione e il trasferimento equo dei rifugiati nei prossimi mesi e anni, senza più scuse”.