Bruxelles – “Gli europei hanno voglia di un’Europa più sociale. Ultimamente lo si dice come una poesia imparata a memoria, ma è davvero necessaria una maggiore dimensione sociale in tutte le politiche europee”. Lo ha sostenuto oggi il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker in un dialogo con i cittadini organizzato a Bruxelles per la Festa dell’Europa. “Non sono qui per fare una lezione magistrale – ha esordito Juncker – sono venuto per ascoltare, per discutere coi cittadini. Il modo di far interessare le persone all’Ue è coltivare un dialogo continuo con loro in Europa”. E pero ora, in questo dialogo, non c’è spazio per la proposta italiana di liste transeuropee per i posti da deputato che la Gran Bretagna lascerà liberi dopo la Brexit.
Si parte con le buone notizie, ovvero la vittoria di Emmanuel Macron, il candidato più europeista, in Francia. “Sono stato molto contento del risultato delle elezioni presidenziali. Per la prima volta l’Ue è stato un tema chiave delle elezioni, al centro dei dibattiti”, ha detto Juncker, sottolineando che “Macron è stato eletto perché portava il messaggio europeo”. Ma gli 11 milioni di voti andati a Le Pen non sono un buon segnale per l’Ue. “Non discuterò mai con le forze di estrema destra – ha spiegato il presidente della Commissione – ma coloro che hanno dubbi o critiche sull’Europa vanno ascoltati, bisogna dialogare con loro. L’importante è non inseguirli: coloro che seguono i populisti finiscono per diventare populisti loro stessi”.
“Quello che mi preoccupa è che spesso i governi nazionali illudono i loro cittadini che Bruxelles sia responsabile di tutto. Ma sappiamo bene che non è così. E neanche io voglio che l’Europa abbia troppi poteri”, ha poi affermato Juncker, sottolineando l’importanza di ripartire le competenze su più livelli tra Ue e Stati membri. La priorità per Juncker è rilanciare l’immagine dell’Ue, per fare questo secondo il presidente dell’esecutivo comunitario “non servono riforme istituzionali, che non interessano ai cittadini: “bisogna puntare sui contenuti”. In questo senso Juncker ha in qualche modo bocciato la proposta avanzata di recente – anche dal governo italiano – di una lista di deputati transnazionali al Parlamento europeo: “Vi devo dire che non si farà alle prossime elezioni europee. Sono in favore dell’idea, ma è molto difficile da applicare. Dubito fortemente che i partiti politici europei siano in grado di spiegare un sistema simile”.
La parola passa al pubblico e le domande si concentrano su due temi: come cambiare l’Eurozona per favorire la crescita nei suoi Paesi e come rafforzare la partecipazione, soprattutto dei giovani, in Europa. “Presto apriremo un sito internet dove tutti i cittadini, e soprattutto i giovani, potranno fare domande alla Commissione e avere una risposta entro 15 giorni. Abbiamo anche l’iniziativa popolare, ma finora è stata usata in modo insufficiente. Per me tutte le iniziative devono essere prese in conto dal collegio dei commissari e discusse”, ha risposto Juncker, promettendo anche che il collegio si batterà per l’idea di “un Erasmus per tutti”.
Il dialogo si fa più acceso quando si affronta il tema dell’Eurozona e il problema della disoccupazione giovanile. Juncker non ha nascosto i pochi poteri della Commissione in questo campo: “Sono i governi nazionali ad essere responsabili di investire per assicurare l’impiego dei cittadini”. A chi gli chiedeva se è a favore dell’introduzione di un ministro unico dell’eurozona, Juncker è stato ancora una volta cauto: “La Commissione riflette prima di promettere qualsiasi cosa. Sono a favore dell’idea, ma bisogna vedere i dettagli. Non penso che un ministro unico potrebbe prendere decisioni vincolanti sui budget nazionali”, poi ha aggiunto “sono per un budget europeo per far fronte alle differenze tra le economie dell’eurozona, ma serve l’accordo dei Paesi membri”.