Roma – Anche l’Italia ha una legge sulle unioni civili. L’Aula di Montecitorio ha approvato in via definitiva il testo atteso per anni da migliaia di coppie, tanto etero quanto omosessuali, che prima di oggi non avevano alcun riconoscimento davanti alla legge. Si tratta di un provvedimento che rimuove alcune delle discriminazioni per le quali l’Italia è stata richiamata dal Consiglio d’Europa e sanzionata dalla Corte europea per i diritti dell’uomo – organismi internazionali di difesa dei diritti umani distinti dalle istituzioni Ue – lasciando tuttavia irrisolti alcuni nodi, quale l’assenza della possibilità di adottare il figlio del partner (stepchild adoption), per la quale è già stata presentata alla Camera una proposta di legge separata, che però sembra destinata a naufragare, tanto da non essere stata neppure incardinata per la discussione.
Unioni civili – La legge dà alle coppie omosessuali la possibilità di costituire un’unione civile, con diritti e doveri paragonabili – ma non identici – a quelli previsti dal matrimonio. Per farlo basterà una dichiarazione davanti a un ufficiale di stato civile alla presenza di due testimoni. I due partner possono decidere di assumere un unico cognome, contraggono “l’obbligo reciproco di assistenza morale, materiale e alla coabitazione”, ma, al contrario del matrimonio, non il vincolo di fedeltà. Ulteriore differenza con il matrimonio sta nella cessazione del rapporto, che può essere fatta senza dover attendere il periodo di separazione.
Patrimonio – Sugli aspetti patrimoniali, i partner possono decidere se mettere i beni in comunione o tenerli separati. In caso di morte di uno dei partner, l’altro ha diritto alla pensione di reversibilità e all’eventuale Tfr maturato dal defunto. Riguardo alla successione, il superstite ha diritto alla ‘leggittima’, ovvero il 50% del patrimonio del partner, mentre la parte restante andrà suddivisa tra gli eventuali figli.
Adozioni – Quello dei figli rimane un punto controverso. La legge esclude esplicitamente la possibilità di adottare il figlio legittimo del partner, ma prevede resti “fermo quanto previsto e consentito in materia di adozioni dalle norme vigenti”. Secondo alcune interpretazioni, ciò consentirebbe ai Tribunali di valutare caso per caso, per via giurisprudenziale, di concedere la cosiddetta ‘stepchild adoption’. Non così per il partito del ministro degli Interni, Angelino Alfano, che si era battuto perché le adozioni venissero stralciate nel passaggio al Senato, e oggi esulta: “Senza di noi, le unioni civili sarebbero state una fotocopia del matrimonio e le adozioni per le coppie gay sarebbero state consentite”.
Coppie di fatto – Alcune novità vengono introdotte anche per le cosiddette coppie di fatto, ovvero quelle composte da “due persone maggiorenni, unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un’unione civile”.
Assistenza del convivente – I conviventi hanno gli stessi diritti dei coniugi nell’assistenza del partner in carcere e in ospedale. Ciascun convivente può designare l’altro come proprio “rappresentante con poteri pieni o limitati in caso di malattia che comporti incapacità di intendere e di volere”. Ciò vale per le decisioni in materia di salute, o, in caso di morte, riguardo alla scelta di donare gli organi, il trattamento del corpo e le celebrazioni dei funerali.
Abitazione – Regolata anche la situazione abitativa. La Convivenza costituisce titolo, al pari del matrimonio, per essere inseriti nelle domande di alloggio popolare. In caso di morte del partner, l’altro ha diritto a subentrare in un eventuale contratto di locazione o a continuare a vivere nella casa del convivente defunto per un periodo che va dai 2 ai 5 anni, secondo la durata della convivenza.
Mantenimento – I componenti di una convivenza di fatto hanno la facoltà di sottoscrivere un contratto che regoli gli aspetti patrimoniali del rapporto, con la possibilità di prevedere la comunione dei beni. In caso di cessazione della convivenza, “il giudice stabilisce il diritto del convivente di ricevere dall’altro” gli alimenti “qualora versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento”. L’entità del mantenimento sarà proporzionale alla durata della convivenza.
Il dibattito politico – Già stamattina, su Facebook, il presidente del Consiglio Matteo Renzi parlava di “un giorno di festa per tanti, oggi”. Spiegando la decisione del governo di porre la fiducia sul provvedimento “perché non erano possibili ulteriori ritardi dopo anni di tentativi falliti”. Scelta molto criticata dalle opposizioni, che hanno votato in maniera compatta il no alla questione di fiducia, ma sono andate in ordine sparso nella votazione finale sul provvedimento.
M5S e SI – I deputati del Movimento 5 stelle hanno preferito l’astensione nei confronti di una legge che considerano “pasticciata”, mentre quelli di Sinistra italiana hanno votato a favore perché, ha spiegato Nicola Fratoianni in Aula, si è fatto “un passo in avanti”, anche se “certo non quello sufficiente che sarebbe stato necessario”. Per l’esponente di Sel, “a questo governo è mancato il coraggio e ci sono ancora troppi elementi di insopportabile discriminazione sui diritti civili”.
Ln, Fd’I e Fi – Lega Nord e Fratelli d’Italia hanno votato no nella votazione finale sul provvedimento, mentre Forza Italia ha lasciato libertà ai propri deputati. Il capogruppo azzurro, Renato Brunetta, ha criticato il presidente del Consiglio perché “ha voluto usare l’atomica della fiducia in una materia delicatissima e di grande impatto etico. Pur di far prima e senza intoppi ha preteso di decapitare le coscienze”. A sfruttare la libertà accordata dal gruppo è stata, tra gli altri, Laura Ravetto, che ha votato sì alle unioni civili “perché i diritti non possono aspettare, ancorché disciplinati da una legge pasticciata”.
La gioia del movimento Lgbt – Fuori da Montecitorio, nel corso della votazione, si sono radunate decine di manifestanti sotto le bandiere arcobaleno del movimento gay, lesbiche, bisessuali e transessuali (Lgbt). Il clima era quello di una festa sommessa di chi si attendeva il pieno riconoscimento dei diritti garantiti agli eterosessuali, ma ha dovuto accontentarsi di un compromesso. Le parole di Cristiana Alicata, manager Fca, componente del cda di Anas e storica militante del movimento Lgbt oltre che del Pd, riassumono il sentimento della piazza: “Abbiamo aspettato, marciato, pianto, litigato fra noi”, e “domani dobbiamo rimetterci tutti di nuovo in marcia perché non abbiamo ancora finito”, ha indicato Alicata. Tuttavia, ha aggiunto, “oggi vorrei che ogni gay e ogni lesbica di questo Paese, anche solo per un momento, festeggiasse”.