Roma – Contro il dilagare dell’euroscetticismo è utile avere “un luogo che ricordi ai nostri figli quanto straordinaria sia stata l’Europa”. Quel luogo, per l’ambasciatore Vincenzo Schioppa Narrante, è l’Istituto universitario europeo (Eui) del quale è da poco diventato segretario generale. Se pilastri come l’accordo di Schengen sulla libera circolazione vengono messi in discussione, l’Ue rischia di fare “un salto nel passato, che sarebbe un salto nel buio con il quale perderemmo tutti qualcosa”, sostiene il diplomatico intervistato da Eunews. “Quindi”, prosegue, “un posto come l’Eui, che anche visivamente evoca una comunanza di intelletti, di culture, e dove si sente l’odore dell’intelligenza europea, è una risorsa che va utilizzata”.
Ambasciatore, come si insegna una cultura europea, ed europeista, in un momento in cui cresce lo scetticismo verso l’Ue? Dall’Eurobarometro, ad esempio, emerge un italiano su due non si sente cittadino europeo.
Se dopo un’alluvione chiede a un agricoltore cosa pensi della pioggia, le risponde che ne farebbe a meno. Se glielo chiede in un momento di siccità, avrà una risposta completamente diversa. Non sono meravigliato che in un momento come questo si diano colpe all’Europa. È vero, l’Europa ha perso slancio, ha perso idealità, si è adagiata nei corridoi di Bruxelles. Ma è anche la struttura che è riuscita a evitare guerre, a far diventare amiche persone che erano quasi geneticamente nemiche, ci ha dato delle capacità maggiori di resistenza alla crisi, perché sono convinto che per l’Italia sarebbe andata molto peggio senza l’euro e se non avesse avuto una disciplina come quella che ha adottato. Come si fa a insegnare una cultura europea? Con un sacco di pazienza, attraverso le scuole, con i giovani, con l’esempio e con i media. Voi giornalisti potete dire quello che volete ma i media hanno una responsabilità immensa.
Sta dicendo che è necessario comunicare meglio l’Europa. Come?
Non è tanto comunicare meglio, è più una questione di comunicare in maniera corretta. Io posso dire ciò che voglio in questa intervista e lei scrivere quello che vuole in un articolo, ma se poi si estrapola un titolo a effetto, ad esempio ‘L’Europa è ladrona’, in una società che vive di impulsi immediati come quella attuale spesso rimane solo il titolo, e allora l’Europa è ladrona anche se poi l’articolo spiega il contrario. La realtà è complessa, va approfondita, studiata e descritta.
L’Eui è incentrato sulla ricerca, dunque fa questa analisi della complessità. In che modo prova a trasmette i risultati alla società?
Ci sono delle occasioni pubbliche, che ritengo debbano essere sempre più accentuate e aumentate di numero, come la conferenza State of the Union che si tiene ormai da sei anni a Firenze. È un momento di concentrazione di voci, preparate da seminari di approfondimenti tematici, al quale partecipano i protagonisti della vita europea. Quest’anno, tra gli altri, aspettiamo il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e la vicepresidente della Commissione europea Kristalina Georgieva.
Quale sarà il tema dell’edizione 2016 di State of the Union?
Quest’anno sarà dedicato alle donne e al rapporto tra le donne e i temi mondiali ed europei. Un’agenda declinata al femminile, se vogliamo, delle principali questioni. In particolare verranno trattati sei argomenti: rifugiati, migrazioni e cittadinanza; occupazione e affari sociali; rafforzamento, leadership e partecipazione femminile; violenza sulle donne; ruolo delle donne nei conflitti e nel peacekeeping; politiche sessuali e demografiche. Poi, per il prossimo anno, l’ambizione mia e spero del futuro presidente – purtroppo il professor Joseph Weiler si è dimesso da poco per motivi di salute e quindi abbiamo indetto una selezione per sostituirlo – è fare in modo che questo evento diventi un culmine delle celebrazioni per il 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma.
Avete altre iniziative per comunicare la vostra attività all’esterno?
Stiamo aumentando moltissimo l’azione nei confronti delle scuole. Non tutti lo sanno, ma noi custodiamo gli archivi dell’Unione europea. Stiamo portando frotte di bambini a vedere gli archivi, i luoghi dell’Europa nelle mostre fotografiche, i volti di chi ha costruito l’Ue. Iniziative per far capire che l’Europa non sta soltanto a Bruxelles, ma anche sotto casa. Vedere che l’Europa esiste, sentirne parlare, perché magari in famiglia o a scuola non se ne parla, non produce risultati il giorno dopo ma nel lungo periodo darà i suoi frutti.